domenica 6 ottobre 2019


BREVE STORIA DELL’ITALIA REPUBBLICANA

INTRODUZIONE: “BI-POLARISMO” E “DE-COLONIZZAZIONE”.

Gli eventi storici dell’Italia repubblicana possono esser meglio compresi soltanto se collocati sullo sfondo di due diversi processi, che corrono pressocchè paralleli l’uno all’altro:
a) il “bi-polarismo” (ascesa di USA-URSS);
b) la “de-colonizzazione” (declino dell’euro-centrismo).


a) USA (superiorità ‘tecnologico-militare’) e URSS (superiorità ‘ideologico-culturale’) danno inizio a un ‘confronto’ a freddo (il ricorso alle atomiche è sempre minacciato, ma mai attuato) e de-localizzato (nelle diverse regioni del globo) fra due opposti 'mondi' (libera concorrenza vs pianificazione centralizzata, individualismo vs socialismo, e pluri-partitismo vs mono-partitismo).

Gli USA (presidenti Johnson, Nixon, Ford e Carter) proseguono una politica di “contenimento” finalizzata a impedire il diffondersi degli ideali socialisti.

  • dittature militari di Haji Suharto in Indonesia (1965), Augusto Pinochet in Cile (1973), Jorge Videla in Argentina (1976) etc.;
  • R. Reagan (Nicaragua 1979, Libia 1986) & B. Clinton (Somalia 1991, Serbia 1999).
L’URSS (Leonid Breznev) sviluppa una parallela politica di sovranità “limitata” volta a impedire la messa in discussione degli ideali socialisti.

  • interventi militari contro Imre Nagy a Budapest (1956), Alexander Dubcek a Praga (1968), e Lech Walesa a Varsavia (1979);
  • Glasnost & Perestrojka: M. Gorbacev (1985-’91) & B. Eltsin (1991-2000).


b) Blandamente contrastate da un fronte di “non allineati” (Conferenza di Bandung, 1955), USA & URSS competono soprattutto nel sottrarre i paesi del terzo mondo all’influenza della vecchia Europa ... laddove:
  • se da un lato Gran Bretagna e Francia, Belgio e Olanda, non possono più permettersi di tenere in piedi imperi coloniali, e si vedono costretti a riconoscere autonomia o indipendenza a indiani e indocinesi, algerini e indonesiani, etc.;
  • d’altro lato, gl’indipendentisti asiatici e africani abbracciano i due modelli (USA & URSS) al solo scopo di rovesciare i rispettivi governi, quasi sempre corrotti perché “al soldo” delle multi-nazionali (che, “a prezzi stracciati”, continuano a depredare beni e risorse).
  • 1925-’45 - autonomismo dei paesi mediorientali (1925-’45)
  • 1947 - Indira Gandhi in India (agosto 1947) e Mao Tze-Tung in Cina (ottobre 1949)
  • 1945-’65 - autonomismo dei paesi africani (1945-’65).


c) Sul piano politico, gli europei aspirano a contro-bilanciare la politica bi-polare USA/URSS (e a mantenere quindi una “voce in capitolo” sullo scenario globale): passando da accordi di natura puramente economica (“libera circolazione” di persone, merci e capitali) ad accordi di carattere politico (“Istituzioni Europee” di Bruxelles, Strasburgo, etc.).

  • 1979: prime elezioni per il Parlamento europeo;
  • 1985-’92: con i trattati di Schenghen & Maastricht, la Comunità europea si dota di “organi decisionali” di natura collegiale (Consigli assemblee tribunali etc.);
  • 1997-2002: Patto di stabilità ed entrata in vigore della moneta unica, o euro;
  • 2004-‘07: la caduta del muro spiana la strada all’adesione dei paesi baltici e balcanici, e la Comunità europea “si allarga” passando da 12 a 27 membri.
Sul piano economico, l'arretramento della "governance" sui territori coloniali si accompagna ad un processo di delocalizzazione delle Imprese più aggressive e tecnologicamente avanzate: si dismettono le onerose misure di assistenza sociale (smantellamento del welfare) ma - contemporaneamente - le Multi-nazionali europee (presto seguite da quelle USA, cinesi e indiane) iniziano a produrre laddove il costo del lavoro è basso, e a vendere laddove i redditi sono invece alti.

 

d) Le sconfitte USA (in Vietnam, 1965-'75) e URSS (in Afghanistan, 1979-'91) fanno comprendere alle superpotenze come - l'investire grandi quantità di ricchezze in armamenti - risulti di fatto controproducente, e in ultima analisi inefficace ...: perché, nelle regioni interessate, le forze della resistenza godono dell'appoggio incondizionato delle popolazioni locali (non si può ‘cacciare’ un ragno da un buco ricorrendo a un ‘martello’ pneumatico).


Concordi nell'abbattere gli enormi costi derivanti dalla corsa agli armamenti nucleari, nel 1986 Ronald Reagan e Mikhail Gorbacev s'incontrano (Rejkjavik, 1986) per discutere:
a) circa la recente emersione di nuovi quanto temibili 'colossi' dell'economia mondiale (fra i quali l’India e la Cina, il Sudafrica e il Brasile);
b) circa la tragica erosione delle relazioni medio-orientali (degenerazione dei rapporti israelo-palestinesi, e diffusione del fondamentalismo islamico).


Nel 1989, e in poco meno di un mese (agosto-settembre), il mondo “bi-polare” va in frantumi: Solidarnosc (sindacato 'indipendente' guidato da Lech Walesa) vince le prime elezioni 'libere' in Polonia; l'Ungheria apre le frontiere con l’Austria e, i tedeschi orientali iniziano a riversarsi nella parte occidentale della Germania; il dittatore rumeno Nicolae Ceausescu viene catturato dai suoi stessi ufficiali e giustiziato dopo un processo sommario; un referendum popolare sancisce la divisione pacifica della Cecoslovacchia nei due diversi Stati di Boemia e Moravia; la Jugoslavia 'implode', in un conflitto che vede la Bosnia (musulmana) schiacciata fra Serbia (ortodossa) e Croazia (cattolica).


 

BREVE STORIA DELL’ITALIA REPUBBLICANA

a) La ‘rottura’ del fronte anti-fascista.

Nonostante il contributo dato dalla resistenza alla lotta contro il nazi-fascismo, l’Italia viene trattata alla Conferenza di Parigi (luglio-ottobre 1946) come un paese sconfitto: costretta ad abbandonare tutti i suoi insediamenti coloniali (consistenti flussi migratori dal nord-africa), e alcuni territori al confine con la Jugoslavia di Tito (triste episodio delle ‘foibe’, conseguenza della ‘fascistizzazione’ forzata di Croazia e Dalmazia, e annessione definitiva di Trieste all’Italia nel 1954);

Concordata un’amnistia per i reati politici (‘pacificazione’), i partiti politici tornano a dividersi fra:
  • Democrazia Cristiana - Alcide de Gasperi, d’ispirazione cattolica, già segretario dell’esule Luigi Sturzo, promotore di una politica attenta ai ceti più deboli (che non ‘intaccasse’, però, le esigenze dei ceti più produttivi);
  • Partito comunista - Palmiro Togliatti, promotore di un grande partito ‘di massa’ da far valere in sede parlamentare, con le due correnti interne dei socialisti (‘riformisti’ o minimalisti) di Pietro Nenni e dei social-democratici (rivoluzionari, o ‘massimalisti’) di Giuseppe Saragat;
  • Partito d’Azione - Ferruccio Parri, assertore di un appoggio più convinto alla piccola e media impresa, e di una lotta ai gruppi privati che avevano tratto profitto dalla guerra (oltre che di una ‘epurazione’ dei maggiori responsabili del fascismo).

 

b) Referendum, Costituzione e prime elezioni.

Terminato il conflitto, il governo affronta i suoi primi impegni istituzionali; e cioè:
  • 1946 – Referendum - 48 % monarchia (soprattutto al sud) e 52 % Repubblica (soprattutto al nord): per la prima volta vengono chiamate al voto anche le donne, e Vittorio Emanuele III abdica inutilmente (l’erede designato, Umberto II, va in esilio);
  • 1947 - Costituzione – 139 articoli divisi in due parti, con la prima dedicata ai diritti e ai doveri dei cittadini (dichiarati ‘liberi ed uguali’ dinanzi alla Legge, ed egualmente ‘tutelati’ nei movimenti come nelle proprietà), e la seconda all’organizzazione dello Stato (Sovranità popolare esercitata da due Camere quale potere legislativo, Potere giudiziario autonomo e indipendente esercitato dalle Magistrature, e Governo in qualità di esecutivo, con un Primo Ministro responsabile dinanzi al Parlamento; organi ‘di garanzia’ come la Corte Costituzionale e la Presidenza della Repubblica; divisione del territorio in enti locali, etc.);
  • 1948 - Prime elezioni libere – 48 % D.C. (sostenuto esplicitamente dalla Chiesa cattolica, oltre che dagli Stati Uniti, alle cui risorse stanziate dal Piano Marshall il De Gasperi non intende rinunciare, promettendone in cambio l’ingresso dell’Italia nella N.A.T.O.) e 31 % le sinistre (unitesi, per l’occasione, in un comune ‘Fronte Popolare’).


 c) Gli anni ’50: la “ricostruzione”.

A partire dai primi anni ’50, l’Italia è governata da ‘coalizioni di centro’ (D.C. + gli altri, per una sistematica esclusione del P.C.I. che ha portato gli storici a parlare di una “democrazia bloccata”):
  • per la perdurante pressione esercitata dalla Chiesa cattolica e dagli Stati Uniti;
  • per i gravi contraccolpi degli eventi internazionali (Corea, Canale di Suez, Cuba, etc.)… 
… coalizioni, queste, che – oltre a votare per i fondi del Piano Marshall (e per l’ingresso del paese nel Patto Atlantico, nel marzo 1949) – tenderanno a spostarsi sempre più verso ‘destra’, come dimostrano la “Legge truffa” del 1953 (maldestro tentativo di assegnare i 2/3 dei seggi alla coalizione che avesse ottenuto il 51 % + 1 dei voti) e gli scontri di Genova Reggio Emilia e Roma del 1960 (si discute, sui giornali, circa la possibilità di estendere la coalizione a un redivivo M.S.I.).


La ‘ricostruzione’ del paese viene comunque raggiunta grazie ad un massiccio intervento dello Stato, che abbandona l'ormai obsoleto paradigma di A. Smith (i Governi non devono intervenire nella sfera economica) a favore del nuovo paradigma di J. M. Keynes: lo Stato può "svalutare" o meno la moneta (commercio interno ed estero), "controllare" orari, prezzi e salari (politiche "del lavoro"), e intervenire "fiscalmente" su offerta (incentivi) e domanda (pubblicità).
  • nell’agricoltura (istituzione di una “Cassa per il mezzogiorno” e programmi, parzialmente attuati, di spartizione dei grandi latifondi);
  • nell’industria (creazione di Enti come E.N.I., I.R.I., R.A.I. etc., per l’energia e le telecomunicazioni, i complessi siderurgici e idrocarburici e l’edilizia);
  • nei servizi (estensione delle forme di tutela sanitaria, e dell’obbligo scolastico, con la realizzazione di nuovi ospedali e nuove scuole).

d) Gli anni ’60: il ‘Boom’ economico (luci ed ombre).

Fra il 1958 e il 1968, l'Italia di Amintore Fanfani e Aldo Moro vive un “miracolo economico” non privo di contraddizioni (si radicalizza la ‘lottizzazione’ partitica di cariche e uffici in aziende ed enti pubblici, e riprende a diffondersi l’assistenzialismo ‘clientelare’).
  • L’aumento dei salari (dovuto ad una manodopera sempre più ‘specializzata’) alimenta un aumento dei consumi, che alimenta a sua volta un aumento della produzione interna pari al 6-8 % annuo (la società italiana passa dal consumo dei beni ‘di prima necessità’ al consumo di beni ‘voluttuari’ come l’auto e lo scooter, la lavastoviglie e il televisore);
  • Il paese continua a dipendere per l'energia dai paesi esteri, ma i costi sono attutiti da un considerevole sviluppo della piccola e media impresa (nasce e si diffonde nel mondo il ‘made in Italy’, incentrato soprattutto sui settori manifatturieri dell’alimentazione e del vestiario, oltre che sulla cultura d’intrattenimento e sul mondo dello spettacolo);
  • Circa 2.000.000 di persone si spostano dal meridione (che, in alcune aree della Basilicata, della Calabria e delle Puglie, si spopolano del tutto) al settentrione, soprattutto nelle città del cosiddetto ‘triangolo industriale’ (i centri urbani si trasformano in grandi ‘metropoli’, con un aumento della popolazione del 25-40 %, e uno sviluppo abnorme delle periferie).

Significativo il fatto che, proprio in questi anni, tornino a farsi sentire voci di dissenso "critico" relative a uno Stato giudicato "assente" al meridione, o "inefficiente" al settentrione (L. Sciascia, D. Fo, P. P. Pasolini, F. De André, L. Milani, e altri).

e) Gli anni ’70 la contestazione e gli “anni di piombo.

Negli anni '70 anche l'Italia viene coinvolta nei movimenti di protesta che - da Parigi a New York - scuotono l'ordinamento vigente in tutto il mondo occidentale.

Per la prima volta nella storia:
  • le 'nuove' generazioni, nate all’indomani dei due conflitti mondiali, sono più ricche e istruite delle vecchie (rivoluzione giovanile - aborto);
  • le ‘vecchie’ concezioni ideologiche non riescono più a giustificare le diverse forme di discriminazione fra sessi (rivoluzione femminista - divorzio).


A tutto ciò si aggiungono i pesanti effetti della crisi petrolifera del ’73 (fra cui l’aumento del 'costo' dei servizi, e l’allargamento del ‘lavoro nero’), e vengono quindi a manifestarsi un terrorismo:
  • sia di destra (Ordine Nuovo) volto – per mezzo di attentati 'stragisti' (Piazza Fontana, 1969, Piazza della Loggia, 1974, Stazione di Bologna, 1980) – a creare emergenze tali da suggerire l'adozione, da parte dei governi in carica, di soluzioni politiche di tipo autoritario;
  • sia di sinistra (Brigate Rosse), finalizzato – per mezzo di attacchi 'mirati' a giornalisti, magistrati e manager d’impresa (il dirigente Mario Sassi, 1974, il giudice Francesco Coco, 1976, e Aldo Moro, 1978) – a raccoglier consensi dentro e fuori fabbriche e Università.

Dinanzi a questa emergenza la Democrazia Cristiana reagisce mettendo da parte la 'pregiudiziale comunista' e – in nome di uno spirito di “solidarietà nazionale” - chiedendo al Partito Comunista di entrare a far parte del Governo (“Compromesso storico” fra Aldo Moro e Luigi Berlinguer, 1975).


CONCLUSIONE: IL TRIONFO DELLA “PARTITOCRAZIA”.

Lascio ai giovani l’approfondimento, in piena libertà, delle seguenti tematiche:
  • 1981-‘83 = viene “scoperta” (e denunciata) la “Loggia" massonica P2;
  • Cade il muro di Berlino;
  • 1992-’94 = viene “avviata” (e presto affossata) l’indagine “mani pulite”.


N.b. Referenze
1) Aurelio Lepre: "Storia della Prima Repubblica" (Il Mulino)
2) Vanessa Dal Lago: "1968-2010: in mezzo la storia dell'Italia moderna" (Kimerik)
3) Mario Isnenghi: "Breve storia d'Italia ad uso dei perplessi (e non)" (Laterza)
4) Giorgio Vecchio & Paolo Trionfini: "Storia dell'Italia repubblicana" (Monduzzi)