domenica 18 settembre 2016

SOCRATE

EREDE E AVVERSARIO DEI SOFISTI (LA VERITA’ “EMERGE” DAL DIALOGO).

Di Socrate (vissuto ad Atene dal 470 al 399 a.c.) sappiamo che:
a) è figlio di uno scultore e di una levatrice (origini, queste, che il filosofo ricorda spesso, allorchè sottolinea com’egli stesso ‘faccia nascere’ un qualcosa 'dall’interiorità' dei suoi interlocutori);
b) si lascia coinvolgere ben poco dalla vita familiare (sua moglie Santippe è ricordata come esempio emblematico di donna petulante) come dalla vita sociale (pur combattendo con onore per la sua città);
c) viene condannato a morte bevendo la cicuta (con le accuse, all'epoca per nulla infrequenti, di 'misconoscere' gli dei della tradizione, e di 'corrompere' con i suoi insegnamenti la gioventù ateniese).




Socrate si propone come erede e, al contempo, avversario dei sofisti:
  • erede in quanto anch’egli si disinteressa delle problematiche riguardanti il mondo naturale (cioè il Cosmo e le sue manifestazioni, animate o inanimate che siano) per volgere la propria attenzione verso le questioni attinenti il mondo umano (al variegato quanto multiforme orizzonte delle 'relazioni' interpersonali e delle 'istituzioni' cittadine);
  • avversario in quanto ne rigetta con fermezza il ‘relativismo’ gnoseologico e morale (tra ‘0’ Verità oggettive, certe o non-contraddittorie, e ‘+’ verità soggettive, più o meno covincenti o persuasive, esiste '1' sola Verità ‘inter-soggettiva’, quale ‘emerge’ dal dialogare degli interlocutori in ogni discorso filosoficamente pregnante).

‘MECCANICA’ DEL DIALOGARE SOCRATICO (NON-SAPERE, IRONIA E MAIEUTICA).

Vagando per le strade di Atene, Socrate si andava avvicinando soprattutto a quei suoi concittadini che, noti come esperti’ in una qualche forma di 'arte', mostravano di ‘possedere’ un qualche tipo di sapere (un politico importante o, anche, un umile calzolaio);

-       1) Momento n°1: la consapevolezza della propria ignoranza è condizione necessaria a che il dialogo abbia un inizio – è cioè condizione necessaria a che X “ponga domande” a Y.

Dopo una teatrale ‘adulazione’ di questo loro sapere, egli iniziava ad un certo punto a ‘far finta’ di volerne essere edotto e, mossi dalla presunzione, questi iniziavano ad esporgliene i termini;

-       2) Momento n°2: la finzione ironica è condizione necessaria a che il dialogo continui – è cioè condizione necessaria a che Y “dia risposte” a X.

Ma … : ‘confutando’ una ad una - e razionalmente - tutte le argomentazioni che sostanziavano di se tali esposizioni, Socrate li induceva pian piano a prender coscienza del loro non-possedere’ un sapere e quindi, della necessità di ‘partorire da sé’ un loro autonomo sapere.

-       3) Momento n°3: la valenza maieutica della confutazione è condizione necessaria a che il dialogo abbia un fine – ogni nuova risposta non può, infatti, fare a meno di ‘aprire’ a nuove domande.


IL “CONCETTO” (ELENCAZIONE E 'DEFINIZIONE').

L'intero svolgimento dei dialoghi socratici verteva sempre intorno ad un’unica domanda centrale: ti ésti ?, ovvero “che cos’è ?” (invenzione del ‘concetto’) … una domanda, questa, che - finalizzata com’era a porre a oggetto del dialogo un ‘comune’ oggetto d’indagine – appariva per ciò stesso finalizzata a far emergere, dal dialogo stesso, un sapere linguisticamente (e concettualmente) ‘comune’ agli interlocutori.

Così, ad esempio, riguardo a uno specifico oggetto d’indagine (quale potrebbe essere il ‘coraggio’):
·         mentre gli interlocutori rispondevano con una ‘elencazione’ dei modi (molteplici e mutevoli) in cui esso ‘appare’ a questo o quell’individuo (‘quando’ o ‘dove’, ‘come’ o ‘perché’ si è coraggiosi) ...
·         ... Socrate tornava a chiedere loro una ‘definizione’ del ‘cosa’  - nella sua unità e immutabilità - il coraggio ‘è’ in sé (nascita del ‘concetto’ come ‘rifiuto’ del coevo relativismo sofistico).

LA 'VIRTU’ COME 'RAZIONALITA'.

I greci intendevano per “virtù” il modo ‘ottimale’ d’essere d’un qualcosa (la ‘fertilità’ per un terreno, la ‘forza’ per il leone, la ‘capacità di tagliare’ per un coltello, etc.). In rispondenza a tale concezione:
a) i sofisti avevano riconosciuto il modo ottimale d’essere dell’uomo nella ‘razionalità’;
b) Socrate aggiunge che razionali - e, quindi, capaci di bontà - non ‘si nasce’ ma ‘si diventa’.

Infatti:
a) proprio come è impossibile diventare buoni tennisti ‘indipendentemente’ dal giocare a tennis;
b) così è impossibile diventare buoni individui ‘indipendentemente’ dalle situazioni contingenti ...

Per Socrate è insomma inevitabile ‘fare’ il male se (e finchè) non si perviene a ‘sapere’ il Bene: perché è inevitabile che - indipendentemente dalla propria o soggettiva volontà (e per il proprio bene, oltre che per il bene altrui, cioè “nella” natura e “fra” gli altri) - si passi col tempo dal non sapere al saper distinguere fra ciò che fa bene e ciò che fa invece male.



IL “BENE” (LE ACCUSE DI INTELLETTUALISMO E FORMALISMO ETICO).

Da un lato sembra che Socrate abbia voluto promovere un rovesciamento della tradizionale ‘tavola’ dei valori, allorchè identifica questi ultimi:
a)    non più con i beni ‘corporei’ di origine naturale (la forza fisica, la bellezza esteriore, etc.) o di origine sociale (la ricchezza economica, il successo sociale, etc.);
b)    ma con quell’unico Bene ‘spirituale’ che, solo, può discendere da una vita condotta con ‘coscienza’ critica (occorre prima 'interrogar-si' se si vuole, poi, essere in grado di 'interrogare').

D’altro lato occorre però aggiungere che, per tale 'rovesciamento', Socrate verrà in seguito accusato:
a)    di ‘sopravvalutare’ le potenzialità della ragione umana colta nella sua ‘purezza’;
·         Socrate non considera il peso assunto, nelle decisioni umane, dalle ‘pulsioni’ riconducibili alla sfera più strettamente istintiva, passionale o emozionale (‘intellettualismo’ etico);
b)      di ‘sovrastimare’ un non meglio precisato o generico Bene, ovvero un Bene in sé ‘astratto’.
·         Socrate omette di indicare quei comportamenti che, in concreto, sono da assumersi nelle singole quanto diverse ‘situazioni’ della vita di tutti i giorni (‘formalismo’ etico).

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