lunedì 19 settembre 2016

RINASCIMENTO E SCIENZA

1 - I due "dogmi" dell'astronomia classica.

Diversamente da egizi e mesopotamici – per i quali la Terra era un “disco piatto” poggiante sulle tenebre degli abissi (sede degli dei infernali) e coperto dalla volta delle stelle fisse (sede degli dei celesti) - per greci e romani la Terra era una “piccola sfera” immobile posta al centro di una sfera “più grande”:
a) oltre la quale non esiste alcunché (né spazio, come vuoto, né materia);
b) e fra le quali si muovono il Sole e i cinque pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno).

Con l’intento di dare una prima spiegazione scientifica della posizione spaziale e del movimento temporale (tutt’altro che uniformi e costanti) dei diversi pianeti:
  • Eudosso e Callippo (V-IV sec. a.c.) li collocano lungo orbite sferico-circolari aventi il loro centro comune nel centro della terra (sfere omocentriche);
  • Apollonio e Ipparco (III-II sec. a.c.) li collocano su orbite sferico-circolari più piccole (epicicli) i cui centri si muovono lungo orbite-sferico-circolari più grandi (deferenti).

Nel corso del II secolo a.c. Claudio Tolomeo giungerà a fornire una prima ‘sistemazione’ delle diverse teorie astronomiche precisando che – posizione e movimento dei pianeti – possono risultare uniformi e costanti anche in relazione ad un centro 'distinto’ dal centro della terra (punto equante).

Per tutta l'età medioevale verranno rispettati i due principali ‘dogmi’ dell’astronomia classica; e cioè:
  • la ‘circolarità’ delle sfere celesti, supportata dalla ‘metafisica’ platonica (il movimento circolare è l’unico movimento in grado di ‘continuare illimitatamente’ in uno spazio limitato);
  • la ‘centralità’ della terra, avallata dalla ‘fisica aristotelica’ (acqua e terra, fuoco ed aria, si muovono dall’alto verso il basso, o viceversa, verso quello che è il loro ‘luogo naturale’).

2 – Copernico, Brahe e Keplero

Pur rimanendo nell’ottica di un universo ‘unico’, ‘finito’ e ‘chiuso’ dal cielo delle stelle fisse, Kopernik, Brahe e Kepler segnono il passaggio:
a) dall’universo geo-centrico antico (indagato indipendentemente dalla causa ‘fisica’ dei movimenti);
b) all’universo elio-centrico moderno (ndagato dipendentemente dalla causa ‘fisica’ dei movimenti).

1) Mikolaj Kopernik infrange il mito della ‘celtralità’ della terra ... : dimostrando che – senza alcun bisogno di ricorrere a tutto quell’armamentario di epicicli e deferenti che per secoli avevano caratterizzato gli studi astronomici antichi (armamentario, questo, che in età medioevale gli arabi avevano contribuito a rendere ancora più complesso) – posizione e movimento dei pianeti possono trovare una spiegazione più semplice se ricondotti a posizione e movimento della terra intorno al Sole stesso;

2) Con l’intento di conciliare le vecchie teorie con le nuove osservazioni, Tycho Brahe sostiene invece che i pianeti si muovono intorno al sole mentre, quest'ultimo, si muove intorno alla terra (che continua a stare ferma al centro di tutto);


3) Johannes Kepler infrange il mito della ‘circolarità’ delle sfere celesti ... : dimostrando che, i pianeti, si muovono lungo orbite ellittiche e secondo velocità che aumentano e diminuiscono a seconda della loro maggiore o minore vicinanza al Sole (influenzato dalle contemporanee teorie sul magnetismo, egli sostiene inoltre che, la virtù motrice per cui i pianeti ‘aspirano’ alla quiete, deve in qualche modo esser conciliata con la virtù motrice per cui, il Sole, ‘trascina’ i pianeti stessi lungo le loro orbite).


3) Isaac Newton.

La distruzione della cosmologia aristotelico-tolemaica (con la sua distinzione fra cieli superlunari e cielo sublunare) verrà portata a termine dall’inglese Isaac Newton (1643 – 1727), che:
  • fa proprio il metodo scientifico (la frase “hypotesis non fingo” fa riferimento al fatto che, la traduzione di una qualsivoglia ipotesi in tesi, non può avvenire a prescindere dall’esperimento);
  • mette a fuoco le tre leggi del moto, scoprendo che la loro combinazione permette di spiegare con un’unica legge moti celesti e moti terrestri (Legge della Gravitazione universale);
  • esplicita il meccanicismo già implicita nel Descartes, distinguendo fra spazio/tempo relativi (o fisici) e spazio/tempo assoluti (o matematici), a seconda che si considerino o meno i corpi.

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