mercoledì 25 aprile 2018


Dallo psicologismo al "coscienzialismo"

1 – Brentano: la natura 'intenzionale' della coscienza umana.

Appurate la non-assolutezza di spazio e tempo, la natura 'probabilistica' del nesso di causa ed effetto la funzione 'convenzionale' dei linguaggi (crisi delle scienze ‘esatte’), fra 8’ e ‘900 una serie di logici – e psicologi - di comune impostazione 'positivista' (Franz Brentano, Bernhard Bolzano, e altri) rifiuta l'idea di continuare a 'trattare' la psiche umana alla stessa stregua di una 'res' (= 'cosa').

In particolare, per Franz Brentano (1838-1917), la coscienza umana non può in alcun modo venir 'trattata' alla stessa stregua di una qualsiasi altra entità … in quanto è per sua stessa ‘intenzione’ che - i suoi contenuti’ - mostrano di cadere nel suo stesso ambito:
a) come 'rappresentazione' (il contenuto viene riconosciuto come esistente o meno);
b) come 'giudizio' (il contenuto viene affermato o negato come vero o falso);
c) come 'sentimento' (il contenuto viene amato o odiato come buono o cattivo).

Si tratta infatti di contenuti che:
  • indipendentemente dal fatto che corrispondano’ o meno a un qualcosa di empiricamente esperibile (il Duomo di Colonia) o di puramente immaginario (il Dio Giove);
  • mantengono un senso o significato – ovvero 'assolvono’ una funzione – nei processi di “strutturazione/ri-strutturazione” razionale del reale (ogni coscienza è 'in divenire').

2 – Husserl: il 'metodo' fenomenologico ('messa fra parentesi’ e 'intuizione ‘eidetica’).


 Edmund Husserl prende atto della profonda crisi in cui era caduta la civiltà occidentale a cavallo fra i due secoli, e derivante dalla duplice consapevolezza
  • che, negli enunciati con un soggetto logico (di predicazioni) come in quelli con un soggetto ontologico (di proprietà), la copula “è” assume senso solo ‘nella’ e ‘per la’ relazione  - sempre individuale - fra colui 'che' predica (soggetto) e ciò 'di cui' si predica (oggetto);
  • che, ad essere storicamente ‘determinato’ (e, quindi, eternamente ‘in divenire’), è non solo il soggetto 'che' formula enunciati (circa verità, giustezza, o bontà di norme regole e leggi) ma anche il contesto familiare, sociale o politico ‘in cui’ esso si trova a enunciare (e operare).

Nelle “Idee per una fenomenologia pura” (1913), l’Husserl tenta di reagire a tale crisi proponendo un metodo che - ponendo l’uomo in condizione di comprendere origine e funzione delle relazioni suddette (comprendendo la distinzione stessa fra soggetto ontologico di proprietà e soggetto logico di predicazioni) – lo pone con ciò stesso in condizione di padroneggiare se stesso come essere “esistente” (‘nella’ natura) non meno che come essere “diveniente” (‘fra’ gli altri) …

… un metodo di natura meta-empirica (o ‘trascendentale’), questo, secondo cui:
  • è soltanto l’assenza di questa o quella coscienza ‘empirica’, come “messa fra parentesi” (epoché) di tutto ciò che risulta materialmente a-posteriori (o ‘per me’);
    … ‘messa fra parentesi’ degli oggetti ‘reali’ (come oggetti esistenti ‘indipendentemente’ dal soggetto percipiente);
  • che permette - alla coscienza ‘trascendentale’ - di manifestarsi a se stessa come “intuizione eidetica” (noésis) di tutto ciò che risulta formalmente a-priori (o ‘in se’).
    … ‘intuizione eidetica’ dei concetti ‘pensati’ (come concetti pensabili ‘dipendentemente’ dal soggetto pensante).


3 – Husserl: la ‘crisi’ delle scienze europee (cogitandum, cogitatum e ‘cogitans’).

Ne “La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale” (1926), l'Husserl contesta la pretesa di ‘superiorità’ rivendicata dalle scienze fisico-naturali nei confronti delle scienze storico-sociali… : riconoscendo – nella  presenza” della coscienza “a se” medesima (o 'auto-presenza') - il punto su cui far 'leva' per una ‘ri-fondazione’ di ogni possibile sapere.

Contro il metodo ipotetico-sperimentale inaugurato da Galileo e Newton, il filosofo protesta che:

  • mentre le scienze 'empiriche' pretendono di garantire la propria oggettività … assicurando un passaggio dal cogitandum al cogitatum che 'prescinde' dal cogitans;
o   sempre o empiricamente “situata” - nello spazio e nel tempo - la coscienza “esperiente” di questo o quell'individuo non può fare a meno d’esser sempre “condizionata” da variabili familiari, sociali e politiche (e, quindi, affatto neutrale);

  • il metodo fenomenologico non cade invece in tale errore … assicurando un passaggio dal cogitandum al cogitatum che ‘non prescinde’ dal cogitans.
o   è proprio e soltanto a partire dalla coscienza “intuente” che si può distinguere fra ciò che è inter-soggettivamente esperibile (come soggetto ‘ontologico’ di proprietà) e ciò che è  invece oggettivamente intuibile (come soggetto ‘logico’ di predicazioni).

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