PATRISTICA
MOTIVAZIONI E CONSEGUENZE.
Nei primi secoli dell’era volgare, la necessità:
- di difendersi dagli attacchi esterni (soprattutto nei secc. I e II, quando i cristiani rifiutavano la ‘divinizzazione’ dell’Imperatore, non riconoscendo altra autorità divina all’infuori di quella dei testi sacri, esponendosi in tal modo a successive ondate di ‘persecuzione’);
- di garantire la propria unitarietà interna (nei secc. III e IV, quando il cristianesimo si era oramai diffuso presso tutti i ceti sociali, fra persone di lingua e cultura diverse, e proprio per questo predisposte a re-interpretare secondo prospettive ‘diverse’ il nuovo messaggio);
spinge i fedeli a promuovere un’opera di ‘chiarificazione’ e ‘sistemazione’ delle
loro dottrine…
…un’opera, questa, che – per lasciarsi comprendere
dai difensori della tradizione greco-romana - ricorre sempre più al bagaglio
'concettuale' e 'lessicale' della filosofia (identificazione del Verbo con il ‘Logos’).
A) LE PRIME ERESIE.
In virtù di questa appropriazione, una serie di scrittori d’ispirazione ‘gnostica’ (Valentino, Marcione, Simon Mago, Basilide ed altri) riconoscono, nella redenzione, un semplice invito a 'separare' - per mezzo della ‘ragione’ - ciò che è divino da ciò che è invece ‘umano’.
Una prospettiva questa, in cui:
- Ario e Nestorio negano che, la redenzione dell’umanità, abbia potuto verificarsi attraverso un Figlio - il Messiah o Christos, appunto - inteso come “consustanziale” al Padre (Gesù non è della ‘stessa’ natura di Dio ma, di questa natura, ha soltanto in certo qual modo ‘partecipato’ nel corso della sua temporanea, sofferta 'esistenza' mondana);
- Donato e Pelagio fanno dipendere l’efficacia della redenzione – per chi si predispone a riceverla - dal grado di “purezza” di chi si predispone a concederla (la grazia, come condizione necessaria affinchè ognuno possa elevarsi dalla gretta materialità alla pura spiritualità, può essere dispensata soltanto da chi è già stato, a sua volta, 'toccato' da essa).
B) I PRIMI CONCILI.
Alla diffusione di tali interpretazioni, i predicatori delle prime Chiese cristiane (sorte a Roma, Efeso, Alessandria ed Antiochia), reagiscono precisando che, nei Vangeli, è in verità da ravvisarsi un invito a ‘non’ separare – per mezzo della volontà - ciò che è umano da ciò che è 'naturale'.
Una prospettiva questa, in cui:
- i padri della Chiesa (fra cui Clemente dI Alessandria, Origene e Gregorio di Nissa) propongono di sostituire i termini ritenuti troppo equivoci - come ‘sostanza’ o ‘natura’, ‘principio', e così via - con le tre ‘persone’ del Padre (Signore supremo di Verità e Giustizia), del Figlio (comunione sostanziale del divino all’umano) e dello Spirito Santo (attuazione relazionale di tale comunione);
- i concilii di Nicea e Costantinopoli, Efeso e Calcedonia (svoltisi, parallelamente al crollo dell'Impero, fra il 325 e il 451) precisano che, l’identità/diversità fra le persone è da intendersi come ‘intrinseca’ al loro ‘relazionarsi’ (con il termine ‘unione ipostatica’ si vuol far riferimento al fatto che ‘nessuna’ delle tre persone può comprendersi, né viversi, ‘senza’ le altre due).
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