L'EMPIRISMO - LOCKE e HUME
John Locke (1632 - 1704).
1) Vive negli anni della “Glorious revolution” (1685-’89).
2) Opere principali: “Saggio sull’intelletto umano” – I due
“Trattati sul governo”.

1 - La mente umana come
‘tabula rasa’.
Il Locke sostiene che la “mente” umana è in origine una “tabula rasa” (un ‘foglio
bianco’),
e
come tale predisposta ad “accogliere”
ogni possibile contenuto non mai da Dio ma, sempre:
a) ora dal ‘mondo’
naturale, come frutto di percezione ‘passiva’ dei sensi (idee ‘di sensazione’, o idee ‘semplici’,
non ulteriormente scomponibili);
b) ora dalla ‘mente’
stessa, come frutto di deduzione ‘attiva’ della ragione (idee ‘di riflessione’, o idee
‘complesse’, ulteriormente scomponibili).
2 – Idee semplici ('di
sensazione') e idee complesse ('di riflessione').
Le idee semplici – o ‘di sensazione’ – hanno origine dalla percezione (sensibile) di:
Le idee semplici – o ‘di sensazione’ – hanno origine dalla percezione (sensibile) di:
- qualità primarie – o ‘oggettive’ - esistenti ‘indipendentemente’ dal contatto degli oggetti con il soggetto conoscente (materia e movimento);
- qualità secondarie – o ‘soggettive’ - esistenti ‘dipendentemente’ dal contatto degli oggetti con il soggetto conoscente (colori, odori e sapori).
- ‘sostanze’ = i ‘soggetti’ - ontologici o logici che siano - quali 'portatori' (necessari) di determinazioni (possibili);
- ‘modi’ in cui – in termini d'identità e non-contraddizione aritmo-geometrica – sostanze e determinazioni vengono messe ‘in connessione’ fra loro;
- ‘relazioni’ = di tipo ‘spaziale’ (lontananza e vicinanza), ‘temporale’ (simultaneità e successione) e ‘causale’ (causa ed effetto).
3 – La critica al ‘concetto’
(metafisico) di Sostanza.
Locke mette in dubbio il fatto che:
- come è possibile dedurre l'esistenza di un soggetto 'agente' dall'esperienza di un'azione
'agita' (il 'camminare' presuppone un soggetto 'che' cammina);
- così sia possibile dedurre l'esistenza di un soggetto 'possidente' dall'esperienza delle proprietà 'possedute' (l'essere bianco, alto etc. presuppone un soggetto 'che' è bianco, alto etc.) …
… e questo perchè, pur essendo “logicamente” necessaria (come supporto o 'sostrato' ultimo di
qualità che non possono essere intese come esistenti ‘indipendentemente’ da
essa), la “Sostanza” – centrale in tutta la speculazione metafisica classica -
risulta al contempo “empiricamente” inesperibile.
4 - I “Trattati sul governo”
(Proprietà - divisibilità del potere e reversibilità del contratto).
Nei “Trattati sul Governo” (1690),
- il riconoscere ciò che è ‘natura' (soggettiva)
nel diritto
alla ‘proprietà’;
- comporta l’accettare come
(inter-soggettivamente) 'ragionevole’ il recedere dal proprio desiderio di giustizia
…
- … in cambio dell’assicurazione che,
anche gli altri, facciano altrettanto nei propri confronti.
INCONVENIENTE DELLO STATO DI NATURA – Avendo ognuno diritto ‘a
qualcosa’ (come frutto legittimo del proprio lavoro) … per preservare le
sue 'proprietà', ognuno potrebbe
“privare” delle proprietà
ogni altro … : esponendosi in al rischio di venirne - senza equilibrio o
“misura” alcuna - a sua volta privato.
PASSAGGIO ALLO STATO DI DIRITTO – Occorre pertanto che si affidi
ad un’autorità sovra-individuale (lo ‘Stato’) il compito di preservare -
mediante l’esercizio esclusivo della 'giustizia'
(le diverse
magistrature) - l’eguaglianza fra tutti i cittadini.
… una prospettiva, questa, nella quale:
- il contratto è ‘reversibile’ (perché, ‘dipendentemente’ dal livello d‘imparzialità mostrato dallo Stato, frutto di un patto fra i cittadini e lo Stato stesso);
- i tre poteri devono essere ‘divisi’ (‘dividere’ i poteri equivale, per Locke, a porre i poteri in condizione di ‘limitarsi’ a vicenda);
- è prevista una carta costituzionale (l’autorità statuale non è ‘superiore’ alle leggi e non può, quindi, mutarle senza il consenso dei cittadini).

David Hume (1711 - 1776).
1) Vive negli anni della “Guerra dei 7 anni” (1756-’63).
2) Opere principali: “Trattato
sulla natura umana” - “Ricerche sui principi della morale”.
1 - ‘Impressioni’ e
‘idee’ (il ‘principio associativo’).
Come già il Locke, anche Hume nega la
possibilità di un sapere ‘innato’ (il sapere è sempre ‘acquisito’) e distingue ogni possibile contenuto della mente umana
in:
- idee ‘di sensazione’ che - non ulteriormente scomponibili - egli chiama però ‘impressioni’ (e che la mente tende, istintivamente, a ‘organizzare’);
- idee ‘di riflessione’ che - ulteriormente scomponibili - egli definisce semplicemente ‘idee’ (e che la mente tende, razionalmente, a 'nominare’).
Diversamente dal Locke, Hume precisa però che, impressioni e idee:
- si differenziano soltanto per il diverso ‘grado’ di forza o vivacità con il quale ‘colpiscono’ la mente umana (le idee non sono altro che ‘copie illanguidite’ delle impressioni);
- vengono messe ‘in connessione’ fra di loro in base ai soli criteri – associativi - della ‘somiglianza’ (il gatto che richiama una tigre), della ‘contiguità’ spazio-temporale (una casa che richiama una persona che vi abita) e della ‘causalità’ (un fulmine che richiama il fuoco).
2 - Non-contraddizione (logica) ed esperienza (fattuale).
Nelle ‘verità di ragione’ (proprie del linguaggio matematico) i segni rimandano ad entità (numeri e figure) che si pongono
su quel piano puramente 'logico' del pensiero umano
sul quale, il verificarsi di verità ‘contrarie’ a quelle che si
verificano ‘di solito’, non è ‘mai’ possibile.
a)
non
è mai possibile che gli angoli interni di un triangolo diano - in un
dato momento - una somma ‘diversa’ da 180° (verità 'di ragione').
Nelle ‘verità di fatto’ (proprie delle scienze empiriche) i segni rimandano invece ad entità (minerali, vegetali, animali, etc.) che si pongono su quel piano fattualmente 'ontologico’ della realtà naturale sul quale, il verificarsi di eventi ‘contrari’ a quelli che si verificano ‘di solito’, è ‘sempre’ possibile.
b)
è sempre
possibile che, in 'un' bel mattino, il sole non sorga come – solitamente -
ci si attenderebbe 'ogni' mattina (verità 'di fatto').
3 - La critica al ‘principio’ (scientifico) di causalità.
Hume
nega il concetto di 'causalità' - a fondamento delle scienze empiriche - così
come il Locke nega il concetto di ‘sostanza’ (a fondamento della speculazione metafisica): … per affermare, di contro, ch’esso
rappresenta il frutto di una mera (quanto arbitraria) ‘deduzione’ logica.
Infatti, il ‘ri-proporsi’ (nel presente)
di determinate connessioni di causa ed effetto aumenta:
- non la ‘possibilità’ fattuale (o
fisico-naturale)
- ma la ‘credenza’ umana (o
psicologico-razionale)
che tali connessioni ‘debbano’
riproporsi (in futuro) ‘così come’ si sono proposte (in passato).
In altre parole il numero, sempre 'finito', dei
casi ‘osservabili’ (1, 2,
3…100.000…o un milione di 'casi') non è mai corrisposto né mai corrisponderà al
numero - 'infinito' – di tutti i casi ‘possibili’
(la 'totalità' dei casi) … e - se l’uomo mostra una
insopprimibile propensione a trasformare il ‘post hoc’ (successione ‘esperita'
per via sensibile) in un ‘propter hoc’ (causalità ‘dedotta’
per via razionale) - è solo perchè:
- il 'credere' (= belief) nel riproporsi
– in eterno – delle medesime connessioni di causa ed effetto
(come fossero connessioni necessarie, piuttosto che possibili);
- equivale per lui al 'rassicurarsi' circa l'uniformità e costanza – ovvero circa l'immutabilità – delle leggi naturali (che sottendono al mondo in cui vive e convive).
4 – Sentimento e ragione: empatia, compassione e simpatia.
Hume afferma che il rapporto fra sentimento e ragione va rovesciato:
perché non è il fine (perseguibile) a indicare i mezzi, ma sono al contrario i
mezzi (disponibili) a indicare il fine. Così, ad esempio, è il desiderio di scalare una montagna (o di
fare viaggi molto lunghi e costosi) che spinge a procurarsi chiodi e corde (o un
lavoro molto redditizio), e non viceversa.
A primo acchito, questo approccio sembra implicare una morale
“egoistica” ... ma, a un'analisi più attenta, esso si risolve in una concezione “altruistica” delle relazioni sociali,
perchè:
- è proprio quando si smette di credere che Bontà e Gistizia sono una volta e per tutte – o eternamente - esistenti “in sé” (è sempre “per me” che un qualcosa è buono o giusto);
- che ci si inizia a interrogare circa ciò che di volta in volta – o temporalmente - risulta tale anche “per gli altri” (sono empatia, compassione e simpatia a “cementare” la socialità) ...
a) l’ingiustizia della Storia è dovuta al fatto che, le risorse,
sono presenti in natura mai in modo (qualitativamente) ‘gratuto’ e sempre in
modo (quantitativamente) ‘limitato’;
b) agire “con giustizia” eqivale all’evitare che, di tali risorse,
si possa fare un cattivo utilizzo (a livello individuale), o si abbia una
distribuzione iniqua (a livello collettivo).
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