L'ETA' CAROLINGIA E OTTONIANA
LE 'ARTI' E L'ENCICLOPEDISMO'.
Nei secoli V-VII, il declino dell’Impero romano d’occidente e l’ascesa dei
regni romano-barbarici si accompagnano a un forte calo della vita culturale che,
per sopravvivere si rifugia nei chiostri
dei monasteri e delle abbazie di Francia (Lorsch, Metz e
Tours) e Germania (Fulda), Irlanda (Kelly, Durrow e Lindisfarne) e Italia (Bobbio,
San Gallo e Montecassino) …: chiostri,, questi, dove – grazie all’operato degli
‘amanuenses’ attivi negli ‘scriptoria’ (e non senza immancabili errori di
stesura) - vengono raccolti, conservati e ricopiati tutti i testi sopravvissuti al
lento ma inesorabile crollo del mondo antico.
Severino Boezio e Aurelio Cassiodoro (V-VI sec.) 'ri-organizzano'
il sapere distinguendo fra:
- arti filosofico-letterarie del trivio
(ars sermocinalis) – grammatica, dialettica e retorica;
- arti logico-matematiche del quadrivio
(ars mensuralis) - aritmetica, geometria, musica e astronomia.
Isidoro di Siviglia e Beda il Venerabile (VII-VIII sec.)
aspirano invece:
- a risalire alle ‘radici etimologiche’
delle parole (per comprenderne i ‘principi generativi’);
- a distinguerne il 'significato' (storico-letterale) dal 'senso’ (simbolico-morale).
Soprattutto, i diversi campi di conoscenza (le “arti”, appunto) prendono ad essere intesi:
- non come fini a ‘se stessi’ (autonomi nei loro rispettivi ‘oggetti’, e 'metodi', d’indagine);
- ma come ‘funzionali’ alla comprensione delle Scritture (= filosofia 'ancella’ della teologia).
GIOVANNI SCOTO ERIUGENA.
Nei secoli VIII-X, la necessità di fare affidamento su funzionari amministrativi dotati di una certa cultura (capaci cioè di leggere, scrivere e ‘far di calcolo’) spinge i sovrani carolingi e ottoniani a promuovere una rinascenza culturale che trova i suoi centri di diffusione nelle cappelle palatine (di Aquisgrana e Colonia).
Nell’ambito di questa rinascita, Giovanni Scoto Eriugena (810-870) promuove di una “teologia circolare” che prevedeva una distinzione fra quattro diverse sostanze (o ‘nature’), e cioè:
- prima natura che non è creata e che crea (il Padre come ‘inizio’ di tutte le cose o ‘Nihil per excellentiam’);
- seconda natura che è creata e che crea (il Figlio come verbo o ‘Logos’, cioè le idee o forme che, uniche e immtabili, ‘generano’ tutte le cose);
- terza natura che è creata e che non crea (l’insieme delle entità naturali che, molteplici e mutevoli, vengono 'generate' nello spazio e nel tempo);
- quarta natura che non è creata e non crea (il Padre come ‘fine’ di tutte le cose, o ‘Essentia omnium’).
Interessante notare come, in siffatta teologia:
a) la prima natura (l’Uno) ‘si oppone’ alla terza (la materia)
così come, la seconda natura (la ragione ordinatrice), si oppone alla quarta
(il nulla);
b) il mondano vi appare ancora ('emanatisticamente') interpretato nei termini di una vera e
propria 'teofania’
(o 'manifestazione') del divino;
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