IMMANUEL KANT - LA RAGION "PURA"
Cenni biografici.
1724-1747: nasce a Konigsberg, nella Prussia orientale, da una famiglia di modesti artigiani, e viene inviato a studiare presso il severo ‘Collegium Federicianum’, dove ha modo d’interessarsi in particolare di matematica e fisica, logica, filosofia e teologia;
1724-1747: nasce a Konigsberg, nella Prussia orientale, da una famiglia di modesti artigiani, e viene inviato a studiare presso il severo ‘Collegium Federicianum’, dove ha modo d’interessarsi in particolare di matematica e fisica, logica, filosofia e teologia;
1748-1780: negli anni degli studi universitari (durante i quali
sposta l’attenzione dal razionalismo continentale all’empirismo inglese), si
mantiene con una libera docenza presso famiglie di nobili e borghesi, non
celando però le proprie ‘simpatie’ per i moti rivoluzionari;
1781-1804: scrive le tre ‘critiche’ (in cuiportando la ragione “innanzi al tribunale” della ragione stessa, cerca di rispondere alle ragioni del ‘declino’ della metafisica classica, e della parallela ascesa del sapere sperimentale), accanto a scritti 'minori' dedicati alla storia e alla 'pace perpetua'.
1781-1804: scrive le tre ‘critiche’ (in cuiportando la ragione “innanzi al tribunale” della ragione stessa, cerca di rispondere alle ragioni del ‘declino’ della metafisica classica, e della parallela ascesa del sapere sperimentale), accanto a scritti 'minori' dedicati alla storia e alla 'pace perpetua'.
1 – La ‘teoria dei giudizi’ (logica, scienze empiriche e matematica).
Kant vuole scoprire percè il sapere dialettico-speculativo ha continuato a “girare a vuoto” mentre, quello scientifico-tecnologico, ha invece continuato a progredire “indefinitamente” ... e, per fare ciò, inizia con l’esaminare i giudizi assertivi o enunciati ‘di verità’, di cui si sostanziano i saperi ‘certi’ della logica, delle scienze empiriche e della matematica.
I giudizi del tipo “A è non-B” (logica) sono:
·
‘apriori’ (convalidabili indipendentemente dall’esperienza);
·
ma ‘analitici’ o ‘non-estensivi’
della conoscenza (ciò che viene espresso per mezzo del predicato, “non-B”, è già
incluso in ciò che viene espresso per mezzo del soggetto, “A”).
I giudizi del tipo “questo tavolo è di legno” (scienze
empiriche) sono invece:
·
‘sintetici’ ovvero ‘estensivi’ della conoscenza (ciò che viene espresso per
mezzo del predicato, “di legno”, non è incluso in ciò che viene espresso
per mezzo del soggetto, “tavolo”);
·
ma
‘a-posteriori’ (convalidabili
dipendentemente dall’esperienza) …
… laddove, i giudizi del tipo “5+2 = 7” o “La retta è la linea
più breve fra due punti”, sono:
·
‘sintetici’ - o ‘estensivi’
- della conoscenza;
·
e - insieme - ‘a-priori’, sulla
base di un 'qualcosa' che non ha a che fare né con la sola
intuizione (logica) né con la sola esperienza (empirica) …
… un qualcosa, questo, che il filosofo identificherà con la ‘mente’
dell’uomo ‘in quanto tale’, 'trascendentalmente' strutturata
in modo tale da ‘ordinare’
- cioè 'spazio-temporalizzare' (estetica) e 'giudicare' (analitica) – l'intero ‘orizzonte’
dell'esperibile.
2 – Estetica (‘percezione’ sensibile) e analitica ('giudizio'
razionale) trascendentali.
Lungi dall'offrirsi come ‘leges entis’ (= dall’esistere come 'entità' in sé autonome), ‘spazio’ e ‘tempo’ si offrono come ‘leges mentis’ = ‘forme a-priori’ in virtù e per mezzo delle quali, soltanto, l'oggetto viene ‘percepito’ come ‘esistente’ nello spazio e nel tempo … laddove:
Lungi dall'offrirsi come ‘leges entis’ (= dall’esistere come 'entità' in sé autonome), ‘spazio’ e ‘tempo’ si offrono come ‘leges mentis’ = ‘forme a-priori’ in virtù e per mezzo delle quali, soltanto, l'oggetto viene ‘percepito’ come ‘esistente’ nello spazio e nel tempo … laddove:
- mentre lo spazio è a fondamento della geometria (permettendo al punto di 'muoversi' e generare la linea, alla linea di 'muoversi' e generare la superficie, etc.);
- il tempo è invece a fondamento dell’aritmetica (permettendo l'addizione e la moltiplicazione o anche, 'reversibilmente', le opposte operazioni della sottrazione e della divisione).
Lungi dall'offrirsi come ‘leges entis’ (= dall’esistere come
'entità' in sé autonome), le ‘categorie’ si offrono come ‘leges
mentis’ = ‘forme a-priori’ in virtù e per mezzo delle quali,
soltanto, l'oggetto viene ‘giudicato’ nei termini della qualità (colore/odore/sapore), della quantità
(unità/molteplicità), della relazione (spaziale/temporale)
e della modalità (sostanza/attrubiti)
…
…laddove, come mere ‘funzioni’ logiche da esplicarsi (o ‘modalità’
di deduzione, quali
ad es. la ‘permanenza’ e la ‘successione’, per la Sostanza e la
causalità) - tali categorie vengono esplicate dalla mente umana:
- non ‘indipendentemente’ le une dalle altre o, anche, ‘contemporaneamente’ le une alle altre (che si avrebbe, in tal caso, un “io variopinto”);
- ma all’insegna di un’unica funzione logica fondamentale e unificatrice – cioè ‘ordinatrice’ – che il filosofo chiama “io penso” (‘auto-coscienza’, o ‘appercezione’ trascendentale).
3 – Dialettica trascendentale: “necessità”
(logica) e “indimostrabilità” (empirica) del Noumenico.
A - I ‘voli’ della ragione metafisica.
Ammettere entità “uti
apparent” (= come ‘appaiono’) in virtù e per mezzo delle
forme-a-priori (il ‘fenomenico’) implica l’ammettere - a loro fondamento - entità “sicuti sunt” (= quali ‘sono’) indipendentemente
dalle forme-a-priori (il ‘noumenico’) …
… laddove, se assimilassimo:
a) il soggetto che conosce (le forme-a-priori) ad una macchina
“che” fotografa;
b) l'oggetto da conoscere (l’insieme delle entità naturali) ad
un qualcosa “da” fotografare;
c) e il frutto del processo conoscitivo – ovvero il ‘phainomenon’
- ad una “fotografia” …
… dovremmo ammettere che, il ‘noumenico’, è di per se 'problematico', perché al contempo:
·
logicamente 'necessario' (come soggetto o ‘sostrato’ di ogni possibile proprietà);
·
empiricamente 'inesperibile' (è solo come terzo che,
il secondo, ‘si mostra’ al primo).
B – Indimostrabilità dei “noumena”.
Per secoli il 'noumenico' si è offerto all’uomo nelle tre diverse modalità dell’anima, del mondo e di Dio ('noumena', appunto) … e se per secoli l’uomo continua a interrogarsi circa la loro natura:
a) non è per una sorta di folle o ‘insano’ amore
per una eterna inconcludenza;
b) ma è perché – interessato a comprendere tutte le
'contraddizioni' emergenti
dal suo stesso “ragionare” (uso “regolativo” della ragione) - solo
spingendosi “al di la” del fenomenico può comprendere realmente ciò che si pone
“al di qua” del fenomenico stesso (uso “costitutivo” della ragione).
PSICOLOGIA (L'ANIMA).
L'idea – o concetto – di “anima” risulta:
a) logicamente necessaria, come principio unificatore di
tutti i fenomeni 'interni';
b) e, al contempo, empiricamente inesperibile = come “soggetto” di conoscenza, la ragione
umana non può assumere, a “oggetto”
di conoscenza, quelle stesse forme a-priori 'per mezzo delle quali' conosce (sarebbe come se, ‘per
mezzo’ di una macchina fotografica, si volesse 'fotografare' la macchina
fotografica stessa).
COSMOLOGIA (IL
MONDO).
L'idea – o concetto - di “mondo” risulta:
a) logicamente necessaria, come principio unificatore di tutti i fenomeni 'esterni';
b) e, al contempo, empiricamente inesperibile = l’assumere a
‘soggetto’ di un giudizio ciò che si pone ‘oltre’ l’esperibile porta la ragione a scontrarsi con una
serie di tesi fra loro opposte ... tesi, queste, che Kant chiama ‘antinomie’ perchè - incentrate come sono su 'termini' ‘privi’ di ogni ‘riferimento’ alla ‘esperienza’ concreta - suscettibili di venire confermate o smentite con argomentazioni di 'eguale' valore.
Tali antinomie sono:
·
il mondo ha /non ha un
inizio e una fine (temporalità/eternità);
·
ogni composto è /non è
riducibile a parti (infinitezza/finitezza);
·
agisce
/ non agisce un 'principio' di causalità
(necessità/libertà);
·
esiste
/ non esiste un Essere 'assoluto'
(legalità/arbitrarietà).
TEOLOGIA (DIO).
L'idea – o concetto - di Dio risulta:
a) logicamente necessaria, come principio unificatore di tutti i fenomeni, ‘interni' ed 'esterni';
b) e, al contempo, empiricamente inesperibile = Kant riconduce
tutti i tentativi di dimostrare l'esistenza di Dio alle seguenti tre ‘prove’:
- prova ontologica (pensiero di Dio = realtà di Dio): l’esistenza è una 'proprietà' reale (da esperirsi empiricamente) e non un 'predicato' concettuale (da attribuirsi/misconoscersi logicamente);
- prova cosmologica (Dio come Causa prima): come principio ordinatore (o a-priori) dell'Io penso, il principio di causalità risulta applicabile 'entro' - e non 'oltre' - l'orizzonte dell'esperibile.
- prova teleologica (Dio come Sommo bene): si da per esperibile un qualcosa (l'ordinamento naturale del creato) per poi imputarlo a un qualcosa di inesperibile (l'attività ordinatrice del Creatore).
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