domenica 18 settembre 2016

L’ETICA GIUDAICO-CRISTIANA


I “TESTI SACRI” (ANTICO E NUOVO 'TESTAMENTO').

Il termine “Bibbia” significa i Libri: a voler indicare quelli che sono i testi per eccellenza, i testi più sacri delle tre religioni monoteisteSe assimilassimo metaforicamente la dimensione della “temporalità” a ciò che è ‘sotto’ la superficie del mare, e quella della “eternità” a ciò che è invece sopra, potremmo dire:
  • L’ebraismo (la ‘Torah’) = assoluta “imprescindibilità” della boa (per il subacqueo);
  • Il cristianesimo (‘Vangeli’) = la corda, ovvero il figlio di Dio, che “lega” il subacqueo alla boa (il “logos” come “verbo” coincide – nella pratica 'dottrinale', come in quella ecumenica, delle Chiese - con l’associare determinati ‘soggetti’ a determinati ‘concetti’);
  • L’islamismo (‘Corano’) = “dipendenza” totale del subacqueo (dalla boa).

La parola “Testamento” significa invece alleanza: un termine, questo, usato dagli scribi per esprimere il patto che Dio ha voluto stipulare con i suoi ‘eletti’, ora per mezzo delle Leggi di Mosé (Antico Testamento) ora per mezzo del sacrificio di Gesù (Nuovo Testamento).

Infatti:
  • se l'uomo si 'abbandona' a Lui – nel presente (piuttosto che la propria, ogni individuo è chiamato a fare la ‘Sua’ volontà, contrariamente a ciò che all’uomo suggerisce la sua 'natura');
  • allora il Signore gli ‘garantisce’ una felicità perpetua – futura (la beatitudine è ‘eterna’, cioè in se conclusa o definitiva, di contro a ciò che all’uomo suggerisce la sua 'ragione').
Di seguito vengono elencati gli spunti narrativi – e i nuclei di significato - che maggiormente hanno interessato la riflessione filosofica successiva sul senso della realtà (storica) e dell’esistenza (umana).


1) GENESI - La ‘temporalità’ dell’esistenza.

Tentata dal Serpente, Eva rassicura Adamo circa l’equiparazione dell’esistenza (temporale) dell’uomo all’Essere (eterno) di Dio … : ma – contravvenendo al divieto divino di “gustare” dei frutti dell’albero “della conoscenza” del bene e del male (posto al centro dell’Eden) – uomo e donna scoprono, con dolore la natura 'transeunte' di ogni cosa.


  • L’esistenza umana cessa di continuare ad offrirsi come un qualcosa di ‘(già) dato’ per iniziare  a offrirsi come un qualcosa di ‘(ancora) da darsi’, cioè come un qualcosa da ‘conquistarsi’ con fatica e dolore (peccato ‘originale’) … : traendo cibo dalla dura terra con il sudore della fronte (per l’uomo) e prodigandosi senza requie per l’autosufficienza della prole (per la donna).

2) ESODO - La Giustizia di Dio ‘nella’ storia.

Sottrattosi alla signoria del Faraone, il popolo eletto viene guidato dal profeta Mosé dalla terra d’Egitto (simbolo della schiavitù) verso la ‘terra promessa’ (simbolo della libertà) … : ma – attraverso un lungo quanto periglioso cammino intrapreso nel deserto del Sinai – esso è chiamato a ‘render conto’ della saldezza della propria ‘fede’ nel Signore.


  • Il divenire storico cessa di offrirsi come un qualcosa di ‘ciclico’ (dove ogni cosa è destinata a ritornare, al pari delle stagioni) per iniziare a delinearsi come un qualcosa di ‘lineare’ (cioè come un cammino che volge, uni-direzionalmente, dal male al Bene) … : secondo un’alternanza di ‘premiazioni’ e ‘punizioni’ corrispondenti agli atti di ‘lealtà’ e ‘disubbidienza’ a Dio.

3) VANGELI - La salvezza riservata ‘ai piccoli’.

Suscitando l’ostilità dei farisei (dogmatici e ipocriti) e l’indifferenza dei zeloti (fanatici e violenti), Gesù di Nazareth si rivolge con ‘parabole’ - cioè semplici racconti allegorici - soprattutto agli individui più emarginati o disprezzati della società, cioè a tutti i ‘diseredati’ della terra: dai bambini alle donne, dagli ‘stranieri’ alle prostitute, e ai ‘peccatori’ in genere.


  • Con un ribaltamento di prospettiva giudicato ‘scandaloso’ dai bempensanti, Gesù afferma che il Regno dei Cieli è una condizione ‘interiore’ (dell’anima) piuttosto che ‘esteriore’ (del corpo) … : una condizione riservata a chi ‘si fa piccolo agli occhi di Dio (poveri e umili, miti etc.) e preclusa, invece, a chi ‘si fa grande’ agli occhi degli umani (ricchi e arroganti, superbi, etc.).

4) LETTERE - L’amore ‘per il prossimo’.

Rivolgendosi a tutte le genti della terra (e non più al solo popolo ebraico), Paolo di Tarso sostiene che il vero “amore” ('agàpe', o ‘charitas’) non è quello che l’uomo rivolge al mondano (umano o naturale che sia) ma è quello che Dio rivolge all’uomo stesso … : un amore, questo, di cui ognuno si rende partecipe nella misura in cui ‘si distoglie’ dai mutevoli beni materiali per volgersi all'immutabile Bene spirituale.

  • Non si tratta più di sacrificare ‘a Dio’ per se stessi, come la Legge mosaica aveva disposto nell’Antico Testamento (con l’olocausto di agnelli e capri sugli altari), ma si tratta invece di sacrificare ‘se stessi’ per gli altri (spezzare" il pane) ... : come Gesù stesso dimostra nel Nuovo Testamento, con il ‘perdono ad oltranza’ dei torti subiti, condotto fino all'estremo sacrificio di sé.

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