lunedì 19 settembre 2016

UMANESIMO E RINASCIMENTO


  • Dall’homo ‘viator’ all’homo ‘faber’.
I secoli XV e XVI prendono il nome di età umanistica e rinascimentale perchè, l’evento che lo caratterizzò, fu rappresentato:
  • da un lato tramonta quella visione ‘teo-centrica’ e fatalista che aveva permeato di se tutta età medioevale, e per la quale l’uomo era “viator per aspera ad astra” (= “pellegrino dalle pene alle gioie”) … semplice ‘strumento passivo’ di una volontà che lo trascende, e che gli permette di perseguire felicità e benessere soltanto in una dimensione ‘oltre-mondana’;
  • d’altro lato rinasce quella visione ‘antropo-centrica’ e volontaristica che era già stata propria della classicità greco-romana, e per la quale l’uomo era invece “faber ipsius fortunae” (= “artefice del suo destino”) … unico ‘signore e padrone’ di risorse intellettive e morali da far valere in un mondo, storico e naturale, di cui egli stesso è parte integrante.
A testimoniare della radicale trasformazione in atto sono soprattutto:

  • ‘invenzioni’ tecniche (come l’orologio, la bussola, l’aratro a versoio e il mulino, e i caratteri di stampa), grazie alle quali la scienza inizia a perdere l'aura di sapere teorico (puramente ‘contemplativo’) per acquistare quella di sapere pratico (fattualmente ‘trasformativo’).
  • ‘innovazioni’ introdotte in ambito letterario (passaggio dal latino dei colti alle lingue ‘volgari’), artistico (passaggio dal bi-dimensionalismo romanico e gotico al ‘prospettivismo’ figurativo) e musicale (passaggio dalla polifonia vocale al ‘tonalismo’ strumentale).




A segnare la ‘fine’ della grande stagione saranno invece:

  • la fine degli Universalismi (Chiesa e Impero) e il sorgere dei particolarismi (Monarchie nazionali), accanto alle esplorazioni geografiche (l’Europa non più ‘al centro’ del mondo) e, quindi, alle scoperte astronomiche (il mondo non più ‘al centro’ del Cosmo);
  • l’irruzione di una nuova ‘sensibilità’ che – per sopperire alla profonda, tormentata inquietudine determinata dalla ‘perdita di centralità’ – punta a distogliere l’attenzione da essa con “il distrarre, il meravigliare, e lo stupire” (età barocca).



  • ‘Conoscenza’ del passato e ‘trasformazione’ del presente.
In età umanistica (1350-1450 circa) il passato viene studiato ai fini di una “conoscenza” del passato stesso … : grazie a nuovi metodi d’indagine ‘filologica’ che - permettendo di discernere fra ‘quantità e qualità’ delle fonti reperite - permettono con ciò stesso di discernere fra ciò che nel corso dei secoli bui aveva avuto modo di esser ‘tramandato” e ciò che, invece, aveva finito per essere ‘dimenticato’

In età rinascimentale (1450-1550 circa) il passato continua ad essere studiato, ma ai fini di una “trasformazione” del presente … : con l'elaborazione di modelli ‘ideali’ – come ad esempio il perfetto cortigiano (B. Castiglione) e il perfetto comportamento (B. Della Casa), la perfetta città (il Filarete) o la perfetta costituzione (M. Campanella) – alla luce dei quali valutare le imperfezioni del ‘reale’.

  • Pedagogia e mecenatismo.
Proprio come l’artigiano o il mercante della nuova classe borghese in ascesa, l’intellettuale di età umanistica e rinascimentale pone se stesso al servizio della società:

  • PEDAGOGIA (capacità educative): offrendosi di porre in condizione di riconoscere ‘da sé’ i fattori che ostacolano o agevolano la propria evoluzione interiore (per gli autori latini, il termine ‘humanitas’ equivaleva al termine greco ‘paideia’, che significa ‘formazione’ dell’uomo).
  • MECENATISMO (intenti celebrativi): esaltando la grandezza dei suoi benefattori (fioritura, presso palazzi nobiliari e sedi principesche, di una cultura di corte) in cambio di 'indipendenza’ economica e tempo ‘libero' da dedicare agli studi (fioritura di Accademie e Scuole private).

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