FRIEDRICH NIETZSCHE
1 – Vita e opere (cenni).
1844-1876: nasce a Rocken presso Lipsia, dove riceve una educazione che gli trasmette una forte passione per la musica (R. Wagner), le lettere classiche (i lirici e tragici greci) e la filosofia (A. Schopenhauer), e diventa un promettente docente di filologia;
1844-1876: nasce a Rocken presso Lipsia, dove riceve una educazione che gli trasmette una forte passione per la musica (R. Wagner), le lettere classiche (i lirici e tragici greci) e la filosofia (A. Schopenhauer), e diventa un promettente docente di filologia;
1876-1882: rinuncia all’insegnamento, e inizia a peregrinare da
una città all’altra tra Germania e Francia, Svizzera e Italia, dove spera di
trovare conforto in nuovi sodalizi culturali (particolarmente noto, per lo scandalo suscitato, quello con Paul Ree e Lou Salomé);
1882-1900: abbandonato da colleghi ed amici, trova rifugio a
Torino, dove cade presto preda della follia, nel mentre che le sue opere iniziano ad
essere ricercate, lette ed esaltate dai maggiori ingegni dell’epoca (Zolà,
Dostoevskij, D’Annunzio, etc.).
2 – La nascita della Tragedia: “Apollineo” e “Dionisiaco”.
Nella “Nascita della tragedia” (1872), Nietzsche:
- risolve la distinzione schopenhaueriana fra mondo come ‘volontà’ e come ‘rappresentazione’ nei termini di in una ‘innovativa’ distinzione fra ‘apollineo’ (Logos) e ‘dionisiaco’ (Bios);
- asservisce questa distinzione a una originalissima re-interpretazione della civiltà ellenica destinata, in breve tempo, a sfociare in un’attacco senza precedenti all’intera civiltà occidentale.
L’’apollineo’ è Logos che, ‘originando’ la
distinzione - razionale - fra intuibile ed esperibile (= Cosmos):
- avalla l’esistenza di una corrispondenza fra parole e cose, e stabilisce relazioni fra le parole stesse;
- dice di “no” alla vita ... inducendo a credere di ‘poter’ e/o ‘dover’ vivere alla luce e/o in vista di un qualche ordine (razionale) di significati e/o gerarchia (etica) di valori.
- rifiuta l’esistenza delle corrispondenze e delle relazioni suddette;
- dice di “si” alla vita ... spingendo a inventare e reinventare senza fine, e in modo assolutamente libero e autosufficiente, ogni relazione con se stessi (segno), il mondo (significato) e gli altri (senso).
3 – La "decadenza" del mondo occidentale.
Rovesciando l’immagine neo.classica e preromantica dell’Ellade come mondo della limpidezza mentale e della sanità corporea (mondo “dell’equilibrio e dell’armonia”), Nietzsche afferma che:
- mentre nei secoli precedenti a Socrate e Platone (VIII-V sec. a.c.) questi due ‘impulsi’ coesistevano in una condizione di sostanziale ‘equilibio’ (espresso nel tribalismo di Omero, e nella prevalenza della danza rispetto alla ‘recitazione’ delle tragedie di Eschilo e Sofocle);
- nei secoli successivi (IV-II sec. a.c.) tale equilibrio ha invece lasciato il posto a una indebita ‘prevaricazione’ dell’apollineo sul dionisiaco (concretizzatasi nel pedagogismo ‘etico’ delle tragedie euripidee, e quindi nel sapere ‘definitorio’ della riflessione filosofica).
4 – Fase "genealogica": in difesa della casualità e dell'arbitrio.
5 – Lo “Zarathustra”: morte di Dio e nascita dell’oltre-uomo.
Per il Nietzsche degli scritti ‘genealogici’ (“Umano, troppo
umano”, 1880, “Aurora”, 1881, e “La gaia scienza”, 1882), è sempre lo stesso ‘personaggio’ - ma con 'maschere' diverse (dalla
teoresi greco-romana all'etica giudaico-cristiana, e dal 'razionalismo' di età
moderna fino allo ‘scientismo’ di età positivista) – che, continuando a
prevalere sul dionisiaco, ha continuato a ‘presentarsi’ sulla scena della
storia occidentale,
... maschere diverse,
queste, dietro le quali si cela una eguale
tendenza ad avallare:
- la convinzione che un effetto – ‘ogni’ effetto – possa essere ‘ricondotto a’ una qualche causa (teoresi greco-romana = la Verità “da conoscere” come demonizzazione della ‘casualità’);
- la convinzione che un mezzo – ‘ogni’ mezzo – debba essere ‘utilizzato per' un qualche fine (etica giudaico-cristiana = il Bene “da volere” come demonizzazione dell’arbitrio’).
5 – Lo “Zarathustra”: morte di Dio e nascita dell’oltre-uomo.
Tra la fase genealogica e quella trasvalutativa si colloca il “Così parlò Zarathustra” (1883): opera filosofica in cui, ogni ‘concetto’, trova espressione sotto forma di simbolo, ‘immagine’ o metafora letteraria.
In quest’opera il filosofo narra delle peripezie di
un ‘novello’ profeta che - vissuto ‘anteriormente’ al
Cristo e a Socrate (e assertore di una perfetta ‘eguaglianza’ fra i due 'opposti' del Bene e del Male, destinata a perpetuarsi in eterno):
- discende dalle montagne per annunciare un messaggio di 'auto-liberazione’, incentrato sulle due complementari verità della ‘morte di Dio’ (negazione di ogni Verità o Bene assoluti) e della ‘nascita dell’oltre-uomo’ (affermazione della casualità e dell'arbitrio);
- comprende che – impreparati a "trasformarsi" in viandanti (a lasciarsi alle spalle ogni risposta definitiva, per porsi nuove domande) - gli uomini sono impreparati ad accogliere questo messaggio (arditi abbastanza per 'distinguersi' dalle bestie, ma non ancora per 'eguagliarsi' a divinità);
- risale sulle montagne con la raggiunta consapevolezza che, a distinguere gli individui, sia la capacità di rigettare ciò che ‘de-potenzia’ (una Verità, che sempre non è “qui”, e un Bene che sempre non è “ora”), e bramare ciò che ‘potenzia’ la loro vitalità (ciò che è “qui” ed “ora”).
Ciò che lo Zarathustra
intende insegnare è quindi che, il processo di ‘decadenza’ del
mondo occidentale, ha coinciso con un processo di ‘depotenziamento’
dell’uomo occidentale ... in
quanto:
a) proprio come un piccolo topolino che, posto dinanzi a un
pezzo di formaggio legato a un filo, viene invogliato a lasciare la sua tana, e
si sfianca nel tentativo di afferrare il formaggio;
b) così l’essere umano, posto dinanzi a una Verità “da”
conoscere” e a un Bene “da” volere, viene invogliato a non viversi per ciò che già è, e a non godersi ciò che già ha, e si sfianca nel tentativo
di conoscere una Verità che ancora “non” è, e nel perseguire un
Bene che ancora “non” ha.6 – Fase "trasvalutativa": nichilismo passivo e “attivo”.
Il Nietzsche degli scritti della fase ‘trasvalutativa’ (“Al di
là del bene e del male”, 1886, “Genealogia della morale”, 1887, e “Il
crepuscolo degli idoli”, 1888) è un uomo che si lascia definitivamente alle
spalle il principio di non-contraddizione (implicanti costanza e immutabilità
delle leggi naturali) ... e che, così facendo:
- abbandona ogni posizione (assoluta) per assumere posizioni “prospettivistiche”;
- si sgancia da ogni tradizione - e dalla sua stessa identità (che da tale tradizione ha origine) - obliando ogni possibile “modello” passato, o “guida” presente, in vista di una “rinascita” futura;
- rinuncia alla duplice illusione del “potere” della Verità, e del “dovere” del Bene.
Particolarmente importante, per i successivi sviluppi del
pensiero occidentale, la distinzione fra nichilismo:
Nessun commento:
Posta un commento