GEORG W. F. HEGEL
Vita e opere (cenni).
1770-1806: nato a Stoccarda, conclude gli studi a Tubinga, da dove assiste inorridito allo sfociare degli eventi rivoluzionari (che lo avevano inizialmente entusiasmato) nel terrore di Robespierre;
1770-1806: nato a Stoccarda, conclude gli studi a Tubinga, da dove assiste inorridito allo sfociare degli eventi rivoluzionari (che lo avevano inizialmente entusiasmato) nel terrore di Robespierre;
1807-1816: si trasferisce a Norimberga, dove – nel pieno delle
campagne napoleoniche - scrive le sue prime opere importanti (“Fenomenologia
dello spirito” , 1807, e “Scienza della logica”, 1816);
1817-1831: come docente a Berlino, esercita un’egemonia incontrastata in Germania non meno che nel resto d'Europa (“Enciclopedia delle scienze filosofiche", 1817, e “Lineamenti di filosofia del diritto”, 1821).
1817-1831: come docente a Berlino, esercita un’egemonia incontrastata in Germania non meno che nel resto d'Europa (“Enciclopedia delle scienze filosofiche", 1817, e “Lineamenti di filosofia del diritto”, 1821).
LA CONCEZIONE ‘DIALETTICA’ DEL DIVENIRE
1 – Lo Spirito come ‘movimento’ dialettico
(l’identità di razionale e reale).
Con la celebre frase “il razionale è reale; e tutto ciò che è reale è razionale”, Hegel ha inteso affermare che:
- il "razionale" è reale per il fatto e nel momento in cui ‘razionalizza’ il reale;
- il "reale" è razionale per il fatto e nel momento in cui ‘viene realizzato’ dal razionale.
In un processo di decrescente astrattezza e crescente ‘concretezza’ - che
coinvolge tanto l’uomo ‘nella’ natura (l'uomo come 'conoscenza') quanto l’uomo
‘fra’ gli uomini (l'uomo come 'volizione') - la vitalità intrinseca allo
‘Spirito assoluto’ per lui a offrirsi come vitalità intrinseca ad un ‘movimento dialettico’ che conduce:
- dall’essere - indeterminato - dell’Idea ‘in sé’;
- all’esistenza – determinata - del concetto ‘in sé e per sé’;
- in virtù e per mezzo dell’essenza - auto-determinantesi ? - della natura ‘per sé’.

2 – “Scienza della logica”: tesi (in se), antitesi
(per se) e sintesi (in se e per se).
Nella logica hegeliana, sia la 'razionalità' che la 'realtà':
a) non ‘sono’, staticamente, l’uno indipendentemente
dall’altro;
o
soggetto o oggetto ‘non
sono’ una volta e per tutte - o ‘eternamente’ - 'in se', ovvero
“indipendentemente” l’uno dall’altro (come da Parmenide a Kant si era voluto
asserire);
b) ma
‘divengono’, dinamicamente, l’uno in virtù o per mezzo
dell’altro;
o
soggetto e oggetto ‘divengono’
di volta in volta - o ‘temporalmente’ - ‘per se’, cioè “dipendentemente”
l’uno dall’altro (come, appunto per la prima volta afferma l’Hegel) …
… e, il compito proprio
del discorso filosofico, sta proprio nel chiarire il ‘quando’, il ‘come’ e il ‘perché’ – nei diversi ‘momenti’
del divenire storico - il
razionale mostra di ‘razionalizzare’
il
reale, e il reale mostra di ‘venir
realizzato’
dal razionale.
In particolare:
TESI (“in se”) – nel momento ‘intellettuale’ dell’universale
‘astratto’:
- la preposizione “A = A” risulta priva di senso;
- “ragione” e “realtà” – presi ‘in se’ (= ‘indipendentemente’ l’uno dall’altro) – non sono.
ANTITESI (“per se”) – nel momento ‘dialettico’ del particolare
‘concreto’:
- la preposizione “A ≠ non-A” risulta fornita di senso;
- “ragione” e “realtà” – presi ‘per se’ (= ‘dipendentemente’ l’uno dall’altro) – divengono.
SINTESI (“in se e per se”) – nel momento ‘speculativo’ dell’universale
‘concreto’:
- le proposizioni suddette non si ‘affermano’ (nella loro identità) né si ‘negano’ (nella loro diversità) ma “si eliminano e, insieme, si conservano” ...
- ... così come - all'interno di un puzzle - i singoli pezzi non si affermano nè si negano ma si eliminano (cessano di essere pezzi separati) e al contempo si conservano (divengono parte di un tutto).
“FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO”
Introduzione (“odissea”
della coscienza).
Nella “Fenomenologia dello Spirito” (1807) Hegel descrive il
travagliato cammino compiuto dalla Ragione
per giungere a divenire ciò che è - da sempre - destinata a divenire (“odissea della coscienza”).
Questo cammino si svolge in quattro diverse tappe, che vedono la Ragione:
- come soggetto di pensiero formale = soggetto ‘elaboratore’ di concetti (passaggio dalla coscienza inconsapevole alla coscienza consapevole di se, o ‘auto-coscienza’);
- come soggetto di produzione materiale = soggetto ‘creatore’ di beni (il riferimento è alle celebri pagine dedicate alla ‘dialettica servo-padrone’);
- come soggetto di legge ‘autonoma’ = soggetto di una Verità teoreticamente non-conoscibile (coscienza ‘scissa’) e di un Bene moralmente non-perseguibile (coscienza ‘infelice’);
- come soggetto di legge ‘eteronoma’ = soggetto di una Legge condivisa e/o condivisibile, colta come ragione ‘osservativa’ (la natura), ragione ‘sensibile’ (gli uomini) e ragione ‘etica’ (lo Stato).
- ‘conseguenti’ l’una all’altra, secondo una 'necessità' rigorosamente ‘logica’ (la “Fenomenologia” come ‘saggio’ filosofico);
- ‘coincidenti’ con altrettante 'epoche' della ‘storia’ umana, chiamate ‘figure’ (la “Fenomenologia” come ‘narrazione’ letteraria).
a - Lo Spirito come ‘pensiero’ (concettuale):
l’apparire della “auto-coscienza”.
Nella prima figura il soggetto non è (in se) ma ‘diviene’ (in se e per se) soggetto di pensiero “formale” (= soggetto ‘elaboratore’ di concetti) … : negando realtà o autosufficienza a ciò che è – formalmente - da pensarsi ‘per se’ (gli oggetti non si traducono in concetti pensati ‘indipendentemente’ dal soggetto pensante).
Il passaggio dalla non-coscienza all’auto-coscienza - come
passaggio della coscienza stessa dal ‘non-sapersi’ al ‘sapersi’ coscienza pensante -
avviene allorché l’oggetto si presenta al soggetto, contemporaneamente:
In altre parole, la coscienza ‘passa’ dall'inconsapevolezza alla
consapevolezza di se - o auto-coscienza, appunto - nel momento in cui 'distingue'
l'oggetto 'ontologico' (di proprietà) dal soggetto ‘logico' (di
predicazioni).- come ‘uno’ (nella ‘percezione’ sensibile, l’oggetto ontologico ‘è’ uno, ovvero si mostra al soggetto percipiente come ‘esistente’ nella sua specifica unicità e irripetibilità);
- come ‘molti’ (nel ‘giudizio’ determinante il soggetto logico viene ‘pensato’ come qui o la, prima o dopo, bianco o nero, etc., cioè come fornito di ‘molte’ determinazioni) ...
b – Lo Spirito come ‘volizione’ (produttiva): la “dialettica servo-padrone”.
Nella seconda figura il soggetto non è (in se) ma ‘diviene’ (in se e per se) soggetto di produzione “materiale” (= soggetto ‘produttore’ di beni) … : negando realtà o autosufficienza a ciò che è – materialmente - da prodursi ‘per se’ (gli oggetti non si traducono in beni prodotti ‘indipendentemente’ dal soggetto produttore).
Dal momento che ogni auto-coscienza è impossibilitata a trovar conferma
delle proprie verità (conoscitive) e norme (etiche) nell’orizzonte solipsisticamente ‘conchiuso’ del ‘proprio’ pensiero:
- si scatena una dura “lotta” fra auto-coscienze (ogni auto-coscienza aspira a scoprirsi ‘in possesso’ di verità ‘imponendole’ ad altre auto-coscienze, proprio come un martello aspira a scoprirsi 'capace' di inchiodare ‘inchiodando’ un chiodo) …
- … dalla quale escono vincitrici quelle auto-coscienze in cui “più chiara, o ferma” è la consapevolezza di essere esse stesse la causa delle proprie verità (causa della ‘distinzione’ stessa fra oggetto 'reale' di proprietà e soggetto 'pensato' di predicazioni).
- a forza di comandare, il Padrone ‘dis-impara' sempre più a produrre beni materiali (l'oggetto 'prodotto', è bene ribadirlo, non può giungere ad avere realtà, o auto-sufficienza, 'indipendentemente' dal soggetto 'produttore') mentre, a forza di ubbidire, il servo 'impara' sempre più a farlo ...
- ... e se il Padrone passa a scoprirsi, da spiritualmente indipendente qual’era, materialmente dipendente dal servo, quest’ultimo passa invece a scoprirsi, da spiritualmente dipendente qual’era, materialmente indipendente dal Padrone (‘rovesciamento dialettico’).
c – Lo Spirito come soggetto di legge ‘auto-noma’: coscienza ‘scissa’ e ‘infelice’.
Apparso come soggetto autonomo di razionalità (1° figura) – e scontratosi con soggetti di una eguale razionalità (2° figura) - nella terza figura lo Spirito perviene a negare la sua stessa realtà o autosufficienza:
a) ora come
soggetto che si desidera ‘pensante’ indipendentemente dal Vero (‘da’ conoscere);
b) ora come
soggetto che si desidera ‘volente’ colto indipendentemente dal Bene (‘da’ volere).
FINE DELL'ETA' ANTICA ('conoscenza'' greco-romana) - Illudendosi circa l’autonomia di colui “che” conosce rispetto a ciò che è “da” conoscersi (rispetto al VERO come “oggetto” della conoscenza), lo Stoico s’illude di poter esaurire, con le ’proprie’ verità, tutti i possibili giudizi di verità (come se, il 'DIRE' questa o quella verità, possa esso stesso essere ‘LA’ Verità) …
·
… posizione, questa,
destinata a sfociare nella contraddittorietà propria dello scettico, consistente
nel “negare”
ogni possibile verità e
– insieme - “affermare”
come unica o sola verità
questa stessa negazione (coscienza ‘scissa’).
INIZIO DELL'ETA' MEDIOEVALE ('volizione' giudaico-cristiana) -
Illudendosi circa l’autonomia di colui “che” vuole rispetto a ciò che è “da” volersi (rispetto al BENE come “oggetto”
della volizione), il Cristiano s'illude di poter esaurire, con le ‘proprie’
azioni, tutte le possibili azioni buone (come se, il 'FARE' questa o quella azione buona, possa esso stesso essere ‘IL’ Bene) …
- … posizione, questa, destinata a sfociare nella contraddittorietà propria del mistico, consistente nel “volersi” spiritualmente ‘libero’ da ogni contingenza e – insieme - “viversi” come materialmente ‘condizionato’ da questa o quella contingenza (coscienza ‘infelice’).
d – Lo Spirito come soggetto di legge ‘etero-noma’: ragione ‘osservativa’, ‘sensibile’ ed ‘etica’.
Divenuto “ragione” – consapevole “di (poter) essere ogni cosa” ... impossibilitato a realizzarsi come soggetto auto-nomo rispetto a ciò che è “da” conoscersi (il Vero) o “da” volersi (il Bene) in sé, nella quarta e ultima figura lo Spirito si volge a cercare la Legge cui informare il proprio divenire in un inter-soggettivo identificato:
a) con la natura, empirica (ragione
‘osservativa’);
b) con l’umanità in quanto tale (ragione ‘sensibile’);
b) con la comunità di appartenenza (ragione
‘etica’).
Ragione ‘osservativa’ (età della scienza moderna, ‘600) = lo
Spirito s’illude di poter trovare ciò che cerca nel “mondo” naturale …
- … per poi scoprire che - per mezzo dei linguaggi formalizzati (propri delle scienze) – è possibile solo descrivere il 'cosa' sono le entità naturali, ma non prescrivere' il 'come' agire fra di esse.
Ragione ‘sensibile’ o corporea (età illuministica e romantica, ‘700) = lo Spirito si volge
a trovare ciò che cerca in una “umanità” genericamente intesa come portatrice di:
a) ‘piacere’ materiale o personale, che cala i singoli talmente ‘dentro’ la natura da provocarne l’auto-distruzione (Faust, che crede di trovare la felicità
nei soli beni ‘esteriori’);
b) volontà 'legislatrice', che spinge gli
uomini a ritenersi talmente ‘retti’
da condurli
a 'scontrarsi' con i propri simili
(Robespierre, che vuole imporre un criterio di Giustizia puramente ‘interiore’);
c) ‘virtù’ formale o impersonale, che solleva gli individui talmente ‘al
di sopra’ dalla storia da convincerli di poterla dirigere (Kant, il cui Dovere etico è ‘intraducibile’ in termini di delitto/pena).
Ragione ‘etica’ (età napoleonica e restaurazione, ‘800) = lo Spirito trova finalmente ciò che ha sempre cercato in quell’insieme di ‘norme’ etiche, ‘regole’ sociali e ‘leggi’ politiche il cui ‘rispetto’ permette, a ogni comunità, di ‘permanere’ come tale (‘éthos’ = ‘costume’).
- Nei tre successivi ‘luoghi’ della Famiglia (legge della ‘forza’ naturale, cui si aderisce per l’istinto), della Società (dagli ‘interessi’ soggettivi ai ‘bisogni’ inter-soggettivi) e dello Stato (legge della ‘razionalità’ divina, cui si risponde con la volontà) …
- … è solo in virtù e per mezzo di norme, regole e leggi che - come figlio (famiglia), come lavoratore (nella società), e infine come cittadino (nello Stato) - ognuno può a sua volta divenire ‘prodotto da’ e, insieme, ‘produttore di’ norme, regole e leggi.
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