venerdì 7 ottobre 2016

GEORG W. F. HEGEL

Vita e opere (cenni).

1770-1806: nato a Stoccarda, conclude gli studi a Tubinga, da dove assiste inorridito allo sfociare degli eventi rivoluzionari (che lo avevano inizialmente entusiasmato) nel terrore di Robespierre;
1807-1816: si trasferisce a Norimberga, dove – nel pieno delle campagne napoleoniche - scrive le sue prime opere importanti (“Fenomenologia dello spirito” , 1807, e “Scienza della logica”, 1816);
1817-1831: come docente a Berlino, esercita un’egemonia incontrastata in Germania non meno che nel resto d'Europa (“Enciclopedia delle scienze filosofiche", 1817, e “Lineamenti di filosofia del diritto”, 1821).


LA CONCEZIONE ‘DIALETTICA’ DEL DIVENIRE


1 – Lo Spirito come ‘movimento’ dialettico (l’identità di razionale e reale).

Con la celebre frase “il razionale è reale; e tutto ciò che è reale è razionale”, Hegel ha inteso affermare che:

  • il "razionale" è reale per il fatto e nel momento in cui ‘razionalizza’ il reale;
  • il "reale" è razionale per il fatto e nel momento in cui ‘viene realizzato’ dal razionale.
In un processo di decrescente astrattezza e crescente ‘concretezza’ - che coinvolge tanto l’uomo ‘nella’ natura (l'uomo come 'conoscenza') quanto l’uomo ‘fra’ gli uomini (l'uomo come 'volizione') - la vitalità intrinseca allo ‘Spirito assoluto’ per lui a offrirsi come vitalità intrinseca ad un ‘movimento dialettico’ che conduce:
  • dall’essere - indeterminato - dell’Idea ‘in sé’;
  • all’esistenza – determinata - del concetto ‘in sé e per sé’;
  • in virtù e per mezzo dell’essenza  - auto-determinantesi ? - della natura ‘per sé’.

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2“Scienza della logica”: tesi (in se), antitesi (per se) e sintesi (in se e per se).

Nella logica hegeliana, sia la 'razionalità' che la 'realtà':
a)    non ‘sono, staticamente, l’uno indipendentemente dall’altro;
o    soggetto o oggetto ‘non sono’ una volta e per tutte - o ‘eternamente’ - 'in se', ovvero “indipendentemente” l’uno dall’altro (come da Parmenide a Kant si era voluto asserire);
b)    ma ‘divengono’, dinamicamente, l’uno in virtù o per mezzo dell’altro;
o    soggetto e oggetto ‘divengono’ di volta in volta - o ‘temporalmente’ - ‘per se’, cioè “dipendentemente” l’uno dall’altro (come, appunto per la prima volta afferma l’Hegel) …

… e, il compito proprio del discorso filosofico, sta proprio nel chiarire il ‘quando’, il ‘come’ e il ‘perché’ nei diversi ‘momenti’ del divenire storico - il razionale mostra di ‘razionalizzare’ il reale, e il reale mostra di ‘venir realizzato’ dal razionale.

In particolare:
TESI (“in se”) – nel momento ‘intellettuale’ dell’universale ‘astratto’:
  • la preposizione “A = A” risulta priva di senso;
  • “ragione” e “realtà” – presi ‘in se’ (= ‘indipendentemente’ l’uno dall’altro) – non sono.
ANTITESI (“per se”) – nel momento ‘dialettico’ del particolare ‘concreto’:
  • la preposizione “A ≠ non-A” risulta fornita di senso;
  • “ragione” e “realtà” – presi ‘per se’ (= ‘dipendentemente’ l’uno dall’altro) – divengono.
SINTESI (“in se e per se”) – nel momento ‘speculativo’ dell’universale ‘concreto’:
  • le proposizioni suddette non si ‘affermano’ (nella loro identità) né si ‘negano’ (nella loro diversità) ma “si eliminano e, insieme, si conservano”  ...
  • ... così come - all'interno di un puzzle - i singoli pezzi non si affermano nè si negano ma si eliminano (cessano di essere pezzi separati) e al contempo si conservano (divengono parte di un tutto).

“FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO”


Introduzione (“odissea” della coscienza).

Nella “Fenomenologia dello Spirito” (1807) Hegel descrive il travagliato cammino compiuto dalla Ragione per giungere a divenire ciò che è - da sempre - destinata a divenire (“odissea della coscienza”).

Questo cammino si svolge in quattro diverse tappe, che vedono la Ragione:
  • come soggetto di pensiero formale = soggetto ‘elaboratore’ di concetti (passaggio dalla coscienza inconsapevole alla coscienza consapevole di se, o ‘auto-coscienza’);
  • come soggetto di produzione materiale = soggetto ‘creatore’ di beni (il riferimento è alle celebri pagine dedicate alla ‘dialettica servo-padrone’);
  • come soggetto di legge ‘autonoma’ = soggetto di una Verità teoreticamente non-conoscibile (coscienza ‘scissa’) e di un Bene moralmente non-perseguibile (coscienza ‘infelice’);
  • come soggetto di legge ‘eteronoma’ = soggetto di una Legge condivisa e/o condivisibile, colta come ragione ‘osservativa’ (la natura), ragione ‘sensibile’ (gli uomini) e ragione ‘etica’ (lo Stato).
Importante sottolineare come, queste quattro tappe, vengono descritte dal filosofo come:
  • ‘conseguenti’ l’una all’altra, secondo una 'necessità' rigorosamente ‘logica’ (la “Fenomenologia” come ‘saggio’ filosofico);
  • ‘coincidenti’ con altrettante 'epoche' della ‘storia’ umana, chiamate ‘figure’ (la “Fenomenologia” come ‘narrazione’ letteraria).


a - Lo Spirito come ‘pensiero’ (concettuale): l’apparire della “auto-coscienza”.

Nella prima figura il soggetto non è (in se) ma ‘diviene’ (in se e per se) soggetto di pensiero “formale” (= soggetto ‘elaboratore’ di concetti) … : negando realtà o autosufficienza a ciò che è – formalmente - da pensarsi ‘per se’ (gli oggetti non si traducono in concetti pensati ‘indipendentemente’ dal soggetto pensante).

Il passaggio dalla non-coscienza all’auto-coscienza - come passaggio della coscienza stessa dal ‘non-sapersi’ al ‘sapersi’ coscienza pensante - avviene allorché l’oggetto si presenta al soggetto, contemporaneamente:
  • come ‘uno’ (nella ‘percezione’ sensibile, l’oggetto ontologico ‘è’ uno, ovvero si mostra al soggetto percipiente come ‘esistente’ nella sua specifica unicità e irripetibilità);
  • come ‘molti’ (nel ‘giudizio’ determinante il soggetto logico viene ‘pensato’ come qui o la, prima o dopo, bianco o nero, etc., cioè come fornito di ‘molte’ determinazioni) ...
In altre parole, la coscienza ‘passa’ dall'inconsapevolezza alla consapevolezza di se - o auto-coscienza, appunto - nel momento in cui 'distingue' l'oggetto 'ontologico' (di proprietà) dal soggetto ‘logico' (di predicazioni).

b – Lo Spirito come ‘volizione’ (produttiva): la “dialettica servo-padrone”.

Nella seconda figura il soggetto non è (in se) ma ‘diviene’ (in se e per se) soggetto di produzione “materiale” (= soggetto ‘produttore’ di beni) … : negando realtà o autosufficienza a ciò che è – materialmente - da prodursi ‘per se’ (gli oggetti non si traducono in beni prodotti ‘indipendentemente’ dal soggetto produttore).

Dal momento che ogni auto-coscienza è impossibilitata a trovar conferma delle proprie verità (conoscitive) e norme (etiche) nell’orizzonte solipsisticamente ‘conchiuso’ del ‘proprio’ pensiero:
  • si scatena una dura “lotta” fra auto-coscienze (ogni auto-coscienza aspira a scoprirsi ‘in possesso’ di verità ‘imponendole’ ad altre auto-coscienze, proprio come un martello aspira a scoprirsi 'capace' di inchiodare ‘inchiodando’ un chiodo) …
  • … dalla quale escono vincitrici quelle auto-coscienze in cui “più chiara, o ferma” è la consapevolezza di essere esse stesse la causa delle proprie verità (causa della ‘distinzione’ stessa fra oggetto 'reale' di proprietà e soggetto 'pensato' di predicazioni).
Chi non dubita più della distinzione (fra oggetto ‘ontologico’ e soggetto ‘logico’) diviene padrone e quindi comanda, mentre chi ancora ne dubita diviene servo e pertanto ubbidisce … senonchè:
  • a forza di comandare, il Padrone ‘dis-impara' sempre più a produrre beni materiali (l'oggetto 'prodotto', è bene ribadirlo, non può giungere ad avere realtà, o auto-sufficienza, 'indipendentemente' dal soggetto 'produttore') mentre, a forza di ubbidire, il servo 'impara' sempre più a farlo ...
  • ... e se il Padrone passa a scoprirsi, da spiritualmente indipendente qual’era, materialmente dipendente dal servo, quest’ultimo passa invece a scoprirsi, da spiritualmente dipendente qual’era, materialmente indipendente dal Padrone (‘rovesciamento dialettico’).

c – Lo Spirito come soggetto di legge  ‘auto-noma’: coscienza ‘scissa’ e ‘infelice’.

Apparso come soggetto autonomo di razionalità (1° figura) – e scontratosi con soggetti di una eguale razionalità (2° figura) - nella terza figura lo Spirito perviene a negare la sua stessa realtà o autosufficienza:
a) ora come soggetto che si desidera ‘pensante’ indipendentemente dal Vero (‘da’ conoscere);
b) ora come soggetto che si desidera ‘volente’ colto indipendentemente dal Bene (‘da’ volere).

FINE DELL'ETA' ANTICA ('conoscenza'' greco-romana) - Illudendosi circa l’autonomia di colui “che” conosce rispetto a ciò che è “da” conoscersi (rispetto al VERO come “oggetto” della conoscenza), lo Stoico s’illude di poter esaurire, con le ’proprie’ verità, tutti i possibili giudizi di verità (come se, il 'DIRE' questa o quella verità, possa esso stesso essere ‘LA’ Verità) …
·         … posizione, questa, destinata a sfociare nella contraddittorietà propria dello scettico, consistente nel “negare” ogni possibile verità e – insieme - “affermare” come unica o sola verità questa stessa negazione (coscienza ‘scissa).

INIZIO DELL'ETA' MEDIOEVALE ('volizione' giudaico-cristiana) - Illudendosi circa l’autonomia di colui “che” vuole rispetto a ciò che è “da” volersi (rispetto al BENE come “oggetto” della volizione), il Cristiano s'illude di poter esaurire, con le ‘proprie’ azioni, tutte le possibili azioni buone (come se, il 'FARE' questa o quella azione buona, possa esso stesso essere ‘IL’ Bene) …
  • … posizione, questa, destinata a sfociare nella contraddittorietà propria del mistico, consistente nel “volersi” spiritualmente ‘libero’ da ogni contingenza e – insieme - “viversi” come materialmente ‘condizionato’ da questa o quella contingenza (coscienza ‘infelice).

d – Lo Spirito come soggetto di legge ‘etero-noma’: ragione ‘osservativa’, ‘sensibile’ ed ‘etica’.

Divenuto “ragione” – consapevole “di (poter) essere ogni cosa” ... impossibilitato a realizzarsi come soggetto auto-nomo rispetto a ciò che è “da” conoscersi (il Vero) o “da” volersi (il Bene) in sé, nella quarta e ultima figura lo Spirito si volge a cercare la Legge cui informare il proprio divenire in un inter-soggettivo identificato:
a) con la natura, empirica (ragione ‘osservativa’);
b) con l’umanità in quanto tale (ragione ‘sensibile’);
b) con la comunità di appartenenza (ragione ‘etica’).

Ragione ‘osservativa’ (età della scienza moderna, ‘600) = lo Spirito s’illude di poter trovare ciò che cerca nel “mondo” naturale …
  • … per poi scoprire che - per mezzo dei linguaggi formalizzati (propri delle scienze) – è possibile solo descrivere il 'cosa' sono le entità naturali, ma non prescrivere' il 'come' agire fra di esse.
Ragione ‘sensibile’ o corporea (età illuministica e romantica, ‘700) = lo Spirito si volge a trovare ciò che cerca in una “umanità” genericamente intesa come portatrice di:
a) ‘piacere’ materiale o personale, che cala i singoli talmente ‘dentro’ la natura da provocarne l’auto-distruzione (Faust, che crede di trovare la felicità nei soli beni ‘esteriori’);
b) volontà 'legislatrice', che spinge gli uomini a ritenersi talmente ‘retti’ da condurli a 'scontrarsi' con i propri simili (Robespierre, che vuole imporre un criterio di Giustizia puramente ‘interiore’);
c) ‘virtù’ formale o impersonale, che solleva gli individui talmente ‘al di sopra’ dalla storia da convincerli di poterla dirigere (Kant, il cui Dovere etico è ‘intraducibile’ in termini di delitto/pena).

Ragione ‘etica’ (età napoleonica e restaurazione, ‘800) = lo Spirito trova finalmente ciò che ha sempre cercato in quell’insieme di norme’ etiche, ‘regole’ sociali e ‘leggi’ politiche il cui ‘rispetto’ permette, a ogni comunità, di ‘permanere’ come tale (‘éthos’ = ‘costume’).

  • Nei tre successivi ‘luoghi’ della Famiglia (legge della ‘forza’ naturale, cui si aderisce per l’istinto), della Società (dagli ‘interessi’ soggettivi ai ‘bisogni’ inter-soggettivi) e dello Stato (legge della ‘razionalità’ divina, cui si risponde con la volontà) …
  • … è solo in virtù e per mezzo di norme, regole e leggi che - come figlio (famiglia), come lavoratore (nella società), e infine come cittadino (nello Stato) - ognuno può a sua volta divenire ‘prodotto da’ e, insieme, ‘produttore di’ norme, regole e leggi.

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