I CIRCOLI DI VIENNA E BERLINO
1 – Jules-Henri Poincaré (1854-1912): la natura 'funzionale' dei
codici.
Per J. H. Poincaré, la decisione di ‘optare’ per un codice
linguistico piuttosto che per un
altro - e per una determinata geometria piuttosto che per un’altra –
dipende solo dalla natura del contesto “in cui” lo scienziato stesso si trova ad operare e “con cui” vuole,
per qualche motivo, interagire.
Così:
se più 'funzionale' risulta ricorrere alla geometria
euclidea tradizionale allorché si ha a che fare con lo spazio in cui ‘viviamo’
(per costruire un ponte, ad esempio);
più funzionali si rivelano invece essere le geometrie
non-euclidee – di Riemann e Lobacevskij - allorché si ha a che fare con le
forze elettromagnetiche proprie dello spazio sub-atomico, o con le onde gravitazionali proprie dello spazio inter-stellare.
Per E. Mach, sia colui “che”
esperisce (ovvero la mente umana) sia ciò che è “da” esperire” (cioè il mondo
naturale) possono essere considerati come poli opposti di una medesima esperienza
‘pura’ … un’esperienza, questa, che soltanto il linguaggio matematico
si presta – per la sua ‘economicità’ simbolica (di numeri e figure) - a risolvere in pochi
quanto immutabili ‘concetti-chiave’ (‘distanza’ spaziale e ‘intervallo’
temporale, materia o ‘massa’ e movimento o ‘velocità’, etc.).
3 – ‘Significanza’ logica e ‘verificabilità’ empirica.
Con il chiaro intento di permettere una distinzione fra enunciati scientifici ed enunciati metafisici, fra il 1915 e il 1918, M. Schlick (a Vienna) ed H. Reichenbach (a Berlino) ripartono dall’assunto secondo cui, gli enunciati ‘assertivi’ sono logicamente ‘significanti’ (= degni d’essere inseriti nei testi scientifici, ovvero ereditati e tramandati) se e finchè - gli ‘stati’ di cose da esse ‘descritti’ - risultano empiricamente ‘verificabili’ (= suscettibili di venire esperiti da chiunque, cioè inter-soggettivamente, e nel presente come in futuro).
4 – Rudolph Carnap (sulla 'verificabilità') e Otto Neurath (sulla 'significanza').
Rudolph Carnap (1891-1970) osserva che, a rigor di logica, il criterio di verificazione proposto da Schlick e Reichenbach porta a considerare come 'non verificabile' nessun tipo di enunciato ... o, meglio, a distinguere fra:
- verificabilità ‘conclusiva’, che si ha quando è conclusiva l’esperienza degli stati di cose descritti dagli enunciati (ad es.:“tutti i libri sono composti di pagine”);
- verificabilità ‘non conclusiva’, che si ha quando non è conclusiva l’esperienza degli stati di cose descritti dagli enunciati (ad es.: “tutte le stelle muoiono esplodendo”).
Per Otto Neurath (1882-1945), il
problema della ‘fondatezza’ degli enunciati scientifici non può essere separato
da quello relativo a un qualsiasi altro tipo di enunciato … perchè:
- un conto è la significanza ‘semantica’ intesa come corrispondenza ‘empirica’’ fra segni e referenti (per descrivere ‘efficacemente’ il mondo naturale, i segni linguistici devono rimandare a entità che risultino empiricamente esperibili).
- un conto è invece la significanza ‘sintattica’ intesa come coerenza ‘logica’ fra segni e segni (per risultare ‘fruibile’ dalla ragione umana, un codice linguistico dev’essere composto da segni fra loro non-contraddittori, o di significato univoco);
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