venerdì 21 ottobre 2016

I CIRCOLI DI VIENNA E BERLINO

1 – Jules-Henri Poincaré (1854-1912): la natura 'funzionale' dei codici.

Per J. H. Poincaré, la decisione di ‘optare’ per un codice linguistico piuttosto che per un altro  - e per una determinata geometria piuttosto che per un’altra – dipende solo dalla natura del contestoin cui” lo scienziato stesso si trova ad operare e “con cui” vuole, per qualche motivo, interagire.

Così:
se più 'funzionale' risulta ricorrere alla geometria euclidea tradizionale allorché si ha a che fare con lo spazio in cui ‘viviamo’ (per costruire un ponte, ad esempio);
più funzionali si rivelano invece essere le geometrie non-euclidee – di Riemann e Lobacevskij - allorché si ha a che fare con le forze elettromagnetiche proprie dello spazio sub-atomico, o con le onde gravitazionali proprie dello spazio inter-stellare.


 2 – Ernst Mach (1838-1916): ‘economia’ e ‘operatività’ del linguaggio scientifico.

Per E. Mach, sia colui “che” esperisce (ovvero la mente umana) sia ciò che è “da” esperire” (cioè il mondo naturale) possono essere considerati come poli opposti di una medesima esperienza ‘pura’ … un’esperienza, questa, che soltanto il linguaggio matematico si presta – per la sua ‘economicità’ simbolica (di numeri e figure) - a risolvere in pochi quanto immutabili ‘concetti-chiave’ (‘distanza’ spaziale e ‘intervallo’ temporale, materia o ‘massa’ e movimento o ‘velocità’, etc.).


3 – ‘Significanza’ logica e ‘verificabilità’ empirica.

Con il chiaro intento di permettere una distinzione fra enunciati scientifici ed enunciati metafisici, fra il 1915 e il 1918, M. Schlick (a Vienna) ed H. Reichenbach (a Berlino) ripartono dall’assunto secondo cui, gli enunciati ‘assertivi’ sono logicamente ‘significanti’ (= degni d’essere inseriti nei testi scientifici, ovvero ereditati e tramandati) se e finchè - gli ‘stati’ di cose da esse ‘descritti’ - risultano empiricamente ‘verificabili’ (= suscettibili di venire esperiti da chiunque, cioè inter-soggettivamente, e nel presente come in futuro).

4 – Rudolph Carnap (sulla 'verificabilità') e Otto Neurath (sulla 'significanza').

Rudolph Carnap (1891-1970) osserva che, a rigor di logica, il criterio di verificazione proposto da Schlick e Reichenbach porta a considerare come 'non verificabile' nessun tipo di enunciato ... o, meglio, a distinguere fra:

  • verificabilità ‘conclusiva’, che si ha quando è conclusiva l’esperienza degli stati di cose descritti dagli enunciati (ad es.:“tutti i libri sono composti di pagine”);
  • verificabilità ‘non conclusiva’, che si ha quando non è conclusiva l’esperienza degli stati di cose descritti dagli enunciati (ad es.: “tutte le stelle muoiono esplodendo”).

Per Otto Neurath (1882-1945), il problema della ‘fondatezza’ degli enunciati scientifici non può essere separato da quello relativo a un qualsiasi altro tipo  di enunciato … perchè:

  • un conto è la significanza ‘semantica’ intesa come corrispondenza ‘empirica’’ fra segni e referenti (per descrivere ‘efficacemente’ il mondo naturale, i segni linguistici devono rimandare a entità che risultino empiricamente esperibili).
  • un conto è invece la significanza ‘sintattica’ intesa come coerenza ‘logica’ fra segni e segni (per risultare ‘fruibile’ dalla ragione umana, un codice linguistico dev’essere composto da segni fra loro non-contraddittori, o di significato univoco);



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