THEODOR W. ADORNO
1 – “Dialettica dell’illuminismo”: ragione ‘oggettiva’ e ragione ‘strumentale’.
Nella “Dialettica
dell’illuminismo” (1947), Theodor W. Adorno condivide la convinzione secondo
cui esistono due diversi tipi di ragione:
a)
una ragione “oggettiva” che, propria dei grandi sistemi
filosofici (da Platone a Hegel), riconosce l’esistenza di una sostanza
universale, la cui apprensione ha da sempre permesso ai singoli di
formulare dei ‘criteri’ pei il proprio conoscere e il proprio agire;
b)
una ragione “strumentale” propria della civiltà
scientifico-tecnologica (e del sistema capitalistico industriale) che, nata con
l’intento di “liberare” ognuno dai condizionamenti naturali, ha finito per “asservire”
ognuno alle esigenze di produzione e consumo del Sistema.
Fondata sulla non-contraddittorietà
(puramente ‘formale’) della deduzione logica, il primo tipo di ragione
permetteva a ognuno di estendere liberamente il proprio discorso:
- dai soggetti 'ontologici' di proprietà (entità fisiche, chimiche e biologiche);
- a soggetti 'logici' di predicazioni (norme etiche, regole sociali e leggi politiche).
Basata sulla sola esperienza di tutto
ciò che (“materialmente”) rientra nell’orizzonte ristretto delle proprie esistenze,
il secondo tipo di ragione non permette invece a nessuno di predicare alcunché:
- né circa ciò chè è“vero” (nessuno può dire di 'conoscere' le ‘cause prime’, nella misura in cui nessuno può ‘osservare’ la totalità degli effetti possibili);
- né circa ciò che è “giusto” (nessuno può dire di 'perseguire' il ‘fine ultimo’, nella misura in cui nessuno può ‘misurare’ la totalità dei mezzi disponibili).
2 – “Dialettica negativa”: dal pensiero della ‘totalità’ al pensiero
della 'alterità'.
In “Dialettica negativa” (1966), Adorno propone di passare da un pensiero basato sulla 'identità' di Pensiero ed Essere (pensiero
“della Totalità”, per il quale “il vero è nel Tutto”) ad un pensiero fondato sulla 'diversità' di Pensiero ed Essere
(pensiero "della alterità”, per il quale “il Tutto è il non-vero”).
Diversamente dal primo, quest’ultimo non dimentica:
- che, negli enunciati con un soggetto logico (di predicazioni) come in quelli con un soggetto ontologico (di proprietà), la copula “è” assume senso solo ‘nella’ e ‘per la’ relazione - sempre individuale - fra colui 'che' predica (soggetto) e ciò 'di cui' si predica (oggetto);
- che, ad essere storicamente ‘determinato’ (e, quindi, eternamente ‘in divenire’), è non solo il soggetto 'che' formula enunciati (circa verità, giustezza, o bontà di norme regole e leggi) ma anche il contesto familiare, sociale o politico ‘in cui’ esso si trova a enunciare (e operare).
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