KARL R. POPPER
1 – Vita e opere (cenni).
1902-1932: nasce a Vienna, dove
si abilita all’insegnamento della matematica e della fisica, e si dedica a
studi filosofici (interessandosi, fra l’altro, anche dai fondamenti della
psicologia analitica freudiana, e della sociologia d’ispirazione marxista);
1933-1945: pubblica “Logica
della scoperta scientifica” (1934) ma, all’avvento del nazi-fascismo, viene costretto a trasferirsi in Nuova Zelanda, dove scrive “La miseria dello
storicismo” (1936) e “La società aperta e i suoi nemici” (1939);
1946-1968: si stabilisce a Londra
dove riprende, approfondisce e puntualizza le sue teorie epistemologiche (“Congetture
e confutazioni”, 1963), che lo pongono frequentemente in contrasto con
alcuni dei maggiori filosofi dell’epoca;
1969-1994: si ritira
dall’insegnamento attivo, ma continua fino alla morte ad accettare inviti a
conferenze e incontri interdisciplinari, e a divulgare (in forma anche
‘popolare’) la sua visione della natura, dell’uomo e della conoscenza (Teoria
dei ‘tre mondi’).
Ne “La Logica della scoperta
scientifica”, il Popper sostiene che:
- se è vero che una teoria generale non può mai venir (logicamente) ‘verificata’: nella misura in cui non può mai esser 'congetturata’ sulla base di una pluralità di casi che mai può risultare - 'empiricamente' - conclusiva (per quanto ‘grande’ sia la quantità di cigni bianchi osservati, non si giustifica l’enunciato generale secondo cui “tutti i cigni sono bianchi”);
- è anche vero che una teoria generale, può sempre venir (empiricamente) ‘falsificata’: nella misura in cui può sempre esser ‘confutata’ sulla base di un solo caso che sempre risulta – 'logicamente' - conclusivo (basta l’osservazione di ‘un' solo cigno nero perché risulti giustificato l’enunciato, di carattere generale, secondo cui “non tutti i cigni sono bianchi”).
Ciò che si è soliti chiamare “verità” è quindi da identificarsi con il frutto:
a) non di improvvise intuizioni (logiche) o decisive esperienze (empiriche);
b) ma di una graduale quanto progressiva eliminazione degli 'errori' di volta in volta incontrati.
3 – Attacco allo ‘storicismo’:
circa i ‘fini’ (assoluti) dell’agire umano.
In “Miseria dello storicismo” Karl
Popper è teso a dimostrare che – pur dando vita a nuclei di pensiero
scientifico destinati a rivelarsi decisivi per il mondo occidentale (si pensi
all’atomismo di Leucippo e Democrito, negligentemente trascurato fino alle
soglie dell’età moderna – da Parmenide (e Platone) a Hegel (e Marx) il discorso
metafisico è andato spesso avallando l'esistenza di un principio a-temporale
(e meta-empirico) che, immanente al divenire storico, permette
per ciò stesso di poterne in qualche maniera 'guidarne' il corso.
In realtà, tutte le concezioni
‘finalistiche’ - secondo cui, il cammino storico dell’umanità, è da
intendersi come un cammino verso il ‘realizzarsi’ della Verità (età antica) o
della Bontà (età medioevale), dalla
Giustizia (età moderna), dell’Utilità (età contemporanea) etc. - trascurano il
semplice fatto che, l’essere umano,
mostra di “agire”:
- non sempre o non soltanto come essere ‘razionale’ (intenzionalmente impegnato a perseguire questo o quell’ideale – oggettivo - di verità o bontà, giustizia etc.);
- ma anche, e a volte in prevalenza, come essere 'naturale' (inintenzionalmente mosso da istinti – soggettivi - di autoconservazione e riproduzione, propri di tutta la sua specie).
4 – Difesa della
‘democrazia: ‘trasparenza’ e
‘controllabilità’ delle procedure.
Per troppi secoli il pensiero
politico è andato incentrandosi sul rapporto che avrebbe dovuto (o dovrebbe)
sussistere fra “governanti” e “governati”: laddove, i primi, vengono
sempre riconosciuti come tali dai secondi in virtù di qualche - ‘oracolare’ - capacità di “indicare”
i fini da perseguire … ovvero
ciò che è più vero o giusto o buono o giusto rispetto ad altro.
Una volta constatato che è dal
solo “sviluppo” delle conoscenze
scientifiche (e delle relative implicazioni ‘tecnologiche’) che deriva quello
delle strutture (economiche), delle relazioni (sociali) e delle istituzioni
(politiche), il filosofo ribatte a tale tradizione asserendo che, il reale
problema della politica, stia nel chiedersi:
- non tanto il “chi” (quale classe o gruppo o ‘élite’) - una volta e per tutte (in nome di una Verità considerata immutabile) – avrebbe potuto e/o dovrebbe governare;
- quanto piuttosto il “come” - di volta in volta (in nome di una verità sempre mutevole) - sia possibile ‘controllare ed emendare gli errori di chiunque venga preposto a ‘governare’.
Si può pertanto asserire di vivere (o meno) in una società
“aperta” a seconda che – in vista di un sempre migliore ed efficiente
auto-governo - le strutture cui siano state delegate la detenzione e l’ esercizio del
potere politico lascino (o meno) gli individui liberi di:
- conoscere tutti i 'reali' problemi emergenti dal contesto (‘trasparenza’ delle Istituzioni);
- proporre ogni 'possibile' soluzione fra quelle praticabili (‘controllabilità’ delle procedure).
5 – I tre “mondi
- Mondo 1 = la natura dei fatti fisici, che 'non mutano' con i segni chiamati a indicarli
- Mondo 2 = mondo delle esperienze 'soggettive' (pensieri sentimenti emozioni)
- Mondo 3 = problemi, teorie e argomentazioni (relazioni logiche e situazioni problematiche)
6 – Th. Kuhn: la ‘ricerca’
scientifica come successione (temporale) di ‘paradigmi’ formali.
Per Thomas Kuhn, il passaggio
dalla fisica di Newton a quella di Einstein, dalla chimica di Paracelso a
quella di Lavoisier, e dalla biologia di Buffon a quella di Darwin, testimonia
del fatto che – al pari delle conoscenze di tipo storico-sociale – anche le conoscenze
di tipo fisico-naturale mostrano di procedere:
a) non tanto per accumulazione
e/o dispersione di ‘dati’ materiali (‘da’ interpretare);
b) quanto, piuttosto, per assunzione e/o destituzione
di ‘paradigmi’ formali (‘che’
interpretano) …
… laddove, con il termine
'paradigmi', questi, da intendersi per Kuhn alla stregua di modelli teorici, ‘orizzonti’ o ‘quadri’ concettuali (radicalmente diversi
fra loro, ma in stretta correlazione ad ‘epoche’, conoscenze e ‘contesti’
diversi):
- dal quale, solo, è possibile‘far emergere’ i problemi da risolvere (le‘domande’ da porre);
- nel quale, solo, è possibile ‘far rientrare’ le soluzioni dei problemi (le‘risposte’ da dare);
7 – Th. Kuhn: periodi di
scienza ‘normale’ e periodi di scienza ‘rivoluzionaria’.
Nei periodi di scienza ‘normale’ - in cui prevale un approccio 'verificazionista' ai fenomeni naturali - la ricerca continua a vertere per lo più intorno a quelle teorie che, in misura maggiore rispetto ad
altre teorie, riescono a spiegare una certo numero - o quantità
- di fatti (il fenomeno naturale è un 'ordine' da contemplare) ... : senonchè è proprio il ricorso reiterato a tali teorie che
permette, alla comunità degli scienziati, di pervenire ad esperire - come ‘non
ancora’ esperiti – ‘nuovi’ fatti.
Esempio di scienza ‘normale’
è quello rappresentato dal (vecchio) paradigma interpretativo offerto dalla
teoria astronomica di C. Tolomeo, messa in crisi dalla (nuova) teoria
astronomica di N. Copernico a cavallo fra ‘5 e ‘600.
Nei periodi di scienza
‘rivoluzionaria’ - in cui prevale invece l'approccio 'falsificazionista' - la ricerca verte invece sempre più intorno a quei fatti
che, in misura minore
rispetto ad altri fatti, riescono a venir spiegati da un certo
genere - o qualità - di teorie (il fenomeno naturale è un 'rompicapo' da risolvere) ... : senonchè è proprio il ricorso
reiterata a tali fatti che permette, alla comunità degli scienziati,. di
pervenire ad elaborare - come‘non ancora’ elaborate – ‘nuove’
teorie.
Esempio di scienza ‘rivoluzionaria’
è quello rappresentato dal (nuovo) paradigma interpretativo offerto dalla
fisica di A. Einstein e W. Heisenberg, subentrata alla (vecchia) fisica di G.
Galilei ed I. Newton a cavallo fra ‘8 e ‘900.
"Quelle che nel mondo dello scienziato prima della rivoluzione erano anatre, appaiono dopo come conigli" (con riferimento alla famosa immagine elaborata da J. Jastrow nel 1892)
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