domenica 16 ottobre 2016

IL ‘POSITIVISMO’

1 – Rivoluzione industriale e sapere 'positivo'.

Dal 1830 al 1870, il diffondersi dei ‘risvolti’ tecnologici del sapere scientifico a tutti gli ‘ambienti’, pubblici e privati, della convivenza umana (scoperta di nuove forme energia e di nuovi materiali da costruzione, sviluppo dei trasporti terrestri e marittimi, diffusione dei servizi d’igiene e d’illuminazione pubblica, etc.) contribuisce a diffondere la convinzione secondo cui:
  • non sono le entità naturali, sostanzianti di sé il mondo (fisico, chimico e biologico), a dover essere indagate - con metodo dialettico-speculativo (= filosofico) - riconducendo conclusioni a premesse;
  • ma sono invece gli esseri umani, con le loro relazioni (sociali, politiche ed economiche), a dover essere indagati - con metodo ipotetico-sperimentale (= scientifico) - riconducendo effetti a cause.


2 – Le due fasi: scienze naturali e scienze umane.

Si è soliti distinguere fra un periodo ‘costituente’ (1830-1850) nel quale si elaborano i ‘principi teorici’ (e abbiamo allora gli scritti di A. Comte ed H. Spencer) e un periodo ‘egemonico’ (1850-1870) nel quale,  tali principi, vengono applicati ... una applicazione, quest’ultima, che:
  • nel campo delle scienze naturali – e dopo evoluzione dell’astrologia in astronomia, e dell’alchimia in chimica – si risolve in una fertile stagione di nuove scoperte scientifiche, come ad esempio quelle dovute a Faraday, Hertz, Rontgen e Maxwell (fisica), Liebig, Mendeleev e Curie (chimica), Darwin e Mendel (biologia), Virchow, Koch e Pasteur (medicina);
  • nel campo delle scienze umane – e su di una rinnovata base empirica – si risolve in una “ri-fondazione” dell’indagine sull’uomo come singolo individuo (psicologia), su natura e funzione delle ‘relazioni’ intercorrenti fra più individui (sociologia), e sulle tradizioni ‘culturali’ ereditate e/o tramandate da questa o quella comunità (antropologia).

Nessun commento:

Posta un commento