RELIGIONE E POLITICA
1 – Introduzione: gli anni del “totalitarismo”
Con espliciti riferimenti a
Kierkegaard e Nietzsche, Heidegger e Gadamer, la teologia protestante degli
anni fra il 1919 (“Epistola ai romani”) e il 1941 (“Nuovo Testamento e
mitologia”) è tornata a interrogarsi circa:
a) la radicale 'irriducibilità'
della trascendenza all'immanenza;
b) l’irrisolvibile 'tensione' che questa irriducibilità
comporta fra le sfere del 'mondano e del divino.
2 - K. Barth e R. Bultmann: il “totalmente” altro e la
“de-mitizzazione”.
-
Il “totalmente Altro” di Karl Barth (1886-1968)
Dio è il “totalmente altro”,
ovvero una 'presenza':
- non identificabile nè con l’intuibile colto nella sua unità/totalità formale (trascendenza) nè con l’esperibile inteso nella sua pluralità/infinità materiale (immanenza);
- non esprimibile né in termini di soggetto 'logico' di predicazioni né in termini di soggetto 'ontologico' di proprietà (non “è” nell'altrui come nel proprio 'orizzonte' esperienziale).
Vivendo “nella fede”, il contatto
costante con l’impensabile e l'inesprimibile per eccellenza:
a) comporta un altrettanto
costante strutturarsi e ri-strutturarsi
della coscienza (un continuo posizionarsi
e ri-posizionarsi “nel” e “per” il mondo);
b) non ha altra causa o fine
all'infuori del rivelare, a se stessi, la 'finitezza' di ogni possibile pensiero
come la 'fallibilità' di ogni possibile azione.
-
La “de-mitizzazione” di Rudolf Bultmann
(1884-1976)
Occore distinguere fra:
- il Cristo “storico” – per sua natura 'inogettivabile' - di cui si parla nei due Testamenti (con la loro lunga sequela 'simbolico-mitologica' di interventi miracolosi e visioni apocalittiche);
- il Cristo “della fede” ('Kerygma' = Cristo ‘che parla’ nell'interiorità di ognuno, senza alcun bisogno di “ricostruirlo”, ovvero 'oggettivarlo', nella sua natura mondana e temporale) …
… laddove è soltanto grazie all'annunciarsi
(nella coscienza) del secondo che – in termini assai vicini all’apertura dell’esser-ci
heideggeriano - è possibile comprendere il primo: e impegnarsi
quindi per una 'riattivazione’ del vero significato dei Testi sacri, riconducendone
l'intero apparato simbolico-mitologico al suo senso originario.
3 – H. Kelsen & C. Schmitt: Costituzione “legale” e Istituzione
“legittimante”
-
La Costituzione “legale” di Hans Kelsen
(1881-1973)
Per Hans Kelsen è la Costituzione
scritta a legittimare l’autorità da istituirsi.
In vista di una propria auto-giustificazione
(razionale), il potere esercitato dallo Stato deve infatti potersi esplicare
attraverso la disposizione di leggi che possono considerarsi “valide” se - e
soltanto se - non entrano formalmente in
contrasto con altre leggi del medesimo “ordinamento”.
-
La Istituzione “legittimante” di Carl Schmitt
(1888-1885)
In termini meno universalistici (e
più “decisionisti”), Carl Schmitt esordisce affermando che è soltanto da una Autorità
già istituita che, solo, ci si può
attendere la legittimazione di una qualche costituzione da scriversi.
Nelle condizioni di “emergenza”
(che sono logicamente anteriori rispetto a quelle di normalità), la Sovranità
ha infatti modo di ottenere da subito obbedienza – alla Sua volontà - proprio
“indicando” cosa siano ordine e sicurezza, e ‘quando’ essi risultino
messi in pericolo.
All’esterno come all’interno, e
per le più varie motivazioni, una società può infatti vivere una ‘separazione’ fra amico e nemico (che è cosa
ben diversa da un ‘concorrente’ economico, o da un avversario culturale): così
come si vive la separazione (morale) fra bene e male, o quelle –
rispettivamente estetica ed economica – fra bello e brutto, e fra utile e
dannoso.
3 – Sviluppi
dell’antropologia: diffusionismo e funzionalismo
A cavallo fra ‘8 e ‘900 gli studi etnografici e antropologici si sono
sviluppati fino al punto da elaborare una concezione molto più ampia del ‘concetto’
di cultura: come insieme di soluzioni (economiche, sociali e politiche ma,
anche, scientifico-tecnologiche) elaborate dall’uomo – come singolo o
appartenente a una comunità, a un gruppo, un insieme etc. - per far fronte alle
esigenze impostegli dal ‘contesto’ (ambientale e umano) in cui si trova a
vivere e con-vivere.
Per il britannico Edward B. Taylor (1832-1917), pur rispondendo a bisogni
di tipo primario o anche secondario, queste soluzioni mostrano di seguire in
ogni caso una medesima linea di sviluppo evolutivo, e possono pertanto venir ‘comparate’ fra loro (evoluzionismo
euro-centrista).
Per Franz Boas (1858-1942) queste soluzioni sono invece state ebarorate
in tempi e luoghi ben definiti, per poi “diffondersi”
con tempi e modalità diversi nei contesti e nelle regioni limitrofe (dal
neolitico in poi, l’agricoltura e la ceramica, il ferro, la scrittura etc.).
Per Bronislaw Malinowski (1884-1942) queste soluzioni possono infine
essere indagate soltanto dal ‘punto di vista’ della struttura organizzativa in
cui mostrano, appunto, di ‘funzionare’
(così il Totem, ad esempio, è interpretabile come luogo di ritrovo comune in
caso di disastri naturali).
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