SVILUPPI DELLA LINGUISTICA
1 – Ferdinand De Saussure (1857-1913): la ‘teoria del segno’.
E’ necessario distinguere, all’interno del ‘segno’ fra:
- significante (il ‘veicolo materiale’
per mezzo del quale si esprime un concetto formale);
- significato (il ‘concetto formale’
espresso per mezzo di un veicolo materiale);
- referente (la realtà, più o meno ‘concreta’, cui si riferisce il segno).
Studiando le relazioni
intercorrenti fra questi tre aspetti, il De Saussure notò che il linguaggio
scritto, quale risulta ‘codificato’
nelle Grammatiche (la ‘lingua’ come struttura paradigmatico-sociale, o
‘competenza’ non-arbitraria del codice) risulta ‘strumento’ e – insieme – ‘prodotto’ del linguaggio orale quale viene ‘praticato’ dalla comunità dei parlanti (la
‘parola’ come strutturazione sintagmatico-individuale, o ‘esecuzione’
arbitraria del messaggio) …
… una prospettiva, questa, in
cui inoltre:
a) mentre il nesso significante-significato
risulta ‘arbitrario’ (il
linguaggio è una creazione ‘soggettiva’ ovvero psicologico-individuale);
b) il nesso significato-referente
risulta invece ‘non-arbitrario’
(il linguaggio è una creazione inter-soggettiva cioè storico-sociale ?).
2 - Roman Jacobson (1896-1982): i ‘fattori’ dell’atto comunicativo.
Non v’è 'atto' comunicativo laddove viene a mancare uno dei seguenti ‘fattori’:
- trasmittente (che codifica il messaggio);
- ricevente (che decodifica il messaggio);
- codice (in cui viene codificato e/o decodificato
il messaggio);
- messaggio (che viene ad essere codificato
e/o decodificato per mezzo del codice);
- canale (per mezzo del quale il messaggio
‘passa’ dal trasmittente al ricevente);
- referente (la realtà, più o meno ‘concreta’ cui si riferisce il messaggio).
3 - Leonard Bloomfield (1887-1949): il linguaggio come ‘costrutto’.
Tutti i linguaggi del mondo hanno, in comune, la presenza di:
a) nominali: nomi (comuni
e propri, concreti o astratti, primitivi e derivati, composti e alterati) e
pronomi (personali, possessivi, dimostrativi, determinativi, indefiniti);
b) verbali: l’insieme dei
verbi (attivi, passivi e riflessivi);
c) modificanti lessicali,
distinguibili in dipendenti (quali sono gli aggettivi, che vanno
‘concordati’ nel genere e nel numero) e autonomi (quali sono gli
avverbi, che non vanno concordati);
4 – Charles Morris (1932-vivente): semantica, sintattica e ‘pragmatica’.
Una teoria semiologia scientificamente fondata deve distinguere fra:
- piano semantico, relativo al rapporto fra segni e ‘referenti’ (più o meno esperibili);
- piano sintattico, relativo al rapporto fra segni e segni (coerenza e completezza del codice);
- piano pragmatico, relativo al rapporto fra segni e ‘parlanti’ (senso e significato).
5 – Alfred Tarski (1902-1983):
linguaggio e ‘meta-linguaggio’.
Ai fini di una qualsiasi indagine
circa la ‘natura’ - e la ‘funzione’ - di un qualsivoglia linguaggio, risulta
metodologicamente necessario distinguere fra:
- ‘linguaggio-oggetto’,
la cui problematicità attiene la corrispondenza
empirica fra segni e referenti (linguaggio come strumento
di ‘denotazione’ delle entità naturali, e di ‘prescrizione’ dei
comportamenti umani, quale appare studiato dalla tradizione filosofica);
- ‘meta-linguaggio’, la cui problematicità attiene la coerenza logica fra segni e segni (linguaggio come strumento di ‘descrizione’ del linguaggio stesso, quale è il caso di una lingua madre allorché vi si ricorre per spiegare il ‘funzionamento’ di una lingua straniera).
Nell’indagare il valore di ‘verità’ di un qualsivoglia enunciato
(fra le quali è quello, celebre, ‘del mentitore’:”io sono un mentitore”,
paradossalmente vera soltanto se falsa), è quindi necessario indagare preliminarmente – e su di
un piano meta-linguistico – la specifica
‘funzione’ (semantica, sintattica o pragmatica) assolta dai singoli
'segni' all’interno della 'proposizione' medesima.
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